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lità, di muro non sia soda1 ciò non ostante si vedono conservati degli edifizj intieramente costrutti in quel modo; quali sono fra gli altri la così detta villa di Mecenate a Tivoli, le rovine del tempio d’Ercole nello stesso luogo, gli avanzi della villa di Lucullo a Frascati, e gran pezzi di muro di quella di Domiziano a Castel Gandolfo, ove ora è la villa Barberini2. Maggior quantità di tali lavori trovasi fuor d’Italia3.

§. 24. Per ciò che riguarda le mura fatte di mattoni, bisogna considerarle primieramente quanto alle mura in sé stesse, indi quanto alla incrostatura, comprendendovi però anche il pavimento. I muri dei grandi edifizj di Roma non sono intieramente di mattoni: ne sono lavorati soltanto a filare, e si chiamano muri a cortina. L’interno è riempito alla rinfusa di piccole pietre, di testacei, e d’altre cose simili, legate a vicenda con della calcina, di cui ve se ne metteva un terzo di più. Vitruvio chiama quella specie di lavoro emplecton4, perchè è riempita nell’interno5; ma egli non parla se non che di mura di pietre, non già di


quel-


    nell’annessa Tavola. In tanti altri lavori di reticolato fanno lo stesso effetto i corsi di grandi pietre, o lunghi mattoni, sino a sei, e sette ordini, come sono nell’anfiteatro di Lucca, e di Arezzo, per testimonianza di Guazzesi Diss. intorno agli anfit. della Tosc. op. Tom. l.pag. 22.; e anche sino agli undici, come osservò Ciampini loc. cit. ove dà la figura di questa maniera di fabbricare, e delle altre. Vedasi la Tav. XII. in fine di questo Tomo.

  1. Vitr. lib. 2. c. 8. [ e Plinio l. 36. c. 22. sect. 51.
  2. Osserva bene il marchese Galiani al luogo citato di Vitruvio, n. 3., che di questa specie di lavoro ci siano restati monumenti in maggior copia, che delle altre; benchè Perrault lo neghi senza fondamento. Egli crede che la facilità di screpolarsi, che vi notano Vitruvio, e Plinio, possa nascere dai letti delle pietre, che non sono orizontali; ma che ciò non o tante siano fortissimi questi lavori per la piccolezza delle pietre, e l’abbondanza della calce. Le fabbriche, che fanno più maraviglia in questo genere, sono due di Baja, intorno alle quali vedasi quanto scrive il P. Paoli nella lettera a me diretta, che si darà in fine delle Osservazioni sul tempio di Girgenti, §. 45. Ciò che mi resta qui da riflettere, si è, che Vitruvio dice usata questa maniera di fabbricare a reticolato per la bellezza sua: ma pure io vedo, che gli antichi l’usavano anche nei luoghi ove non compariva; come per esempio l’avanzo del condotto dell’acqua Alsiatina, dato da Piranesi Le antich. rom. Tom. I. Tav. 12. fig. 1., è rivestito di reticolato non solo al di fuori, ma anche al di dentro, ove poi è intonacato con lastrico di testacei pesti. Così sono lavorate la camera sepolcrale di L. Arunzio, e liberti, data dallo stesso Piranesi Tom. iI. Tav. 9. 10., ed altra camera sepolcrale data nella Tav. 16. Sono di reticolato con intonaco sopra.
  3. V. Burmann. Syll. epist. Tom.iI. p. 191.
  4. lib. 2. cap. 8.
  5. Vedi la Tav. XII.