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larghezza del tempio non ribattono al vivo delle colonne laterali; ma vengono a ribattere nel mezzo dell’intercolonnio; e lo stesso succede nella lunghezza del tempio: i pilastri, che s’attaccano ai muri, non ribattono incontro delle seconde, e quinte colonne, che sono nella facciata del tempio; ma la loro distanza è minore.

Questa irregolarità è troppo scusabile, se si considera, che a prima vista non si vede di fuori; e che volendovi servilmente rimediare, s’incontrarebbero altri inconvenienti maggiori, come quelli di fare troppo stretti i peristilj, o passeggi; di togliere alla cella la sua proporzione di due volte la sua larghezza; di guastare la bella proporzione dei portici, e vestiboli, e di non esservi il sito per farvi le scale.

Non è dunque senza ragioni, o per motivo d’ignoranza, che quelli antichi architetti hanno trascurato questa irregolarità; mentre vedesi, che non hanno cercato di scansarla in alcuno de’ tempj della Sicilia, nè in quelli di Pesto, dove osservasi la stessa irregolarità: ma al contrario avevano per massima costante di trascurarla, per non alterare le proporzioni delle altre parti del tempio.

Quantunque queste proporzioni non combinino tutte esattamente con quelle, che ci dà Vitruvio per li tempj: nientedimeno possono ammettersi quanto le sue, alle quali anzi oserei dire, che siano da preferirsi; poichè coli’ accrescere la lunghezza del tempio mettendovi tredici colonne nei lati, in vece delle undici prescritte da Vitruvio1, l’architetto di questo tempio ha saputo mantenere all’interno della cella la stessa proporzione, che dà Vitruvio, di due volte la sua larghezza; e si è procacciata la maniera di situarvi doppj portici, doppj vestiboli, e scale necessarie in ogni edificio.

Si può anche dire, che la proporzione della lunghezza di due volte e un terzo la larghezza del tempio appaga più l’occhio di quella di due volte solamente la larghezza; ossia che si consideri il tempio sopra la faccia del luogo in un punto di vista, in cui se ne possa scoprire insieme la larghezza, e la lunghezza, ossia che ci contentiamo di riguardarne la

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  1. lib. 3. cap. 3.