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XIII. Bassorilievo in marmo, che esiste nella città di Capua, e riguardava l’antico teatro di quella città. Noi ne abbiamo cavata la figura da quella data dal Mazochi1, il quale la illustra diffusamente. Il serpe, che si vede nell’angolo, deve essere il genio2 del teatro, come pure indica l’iscrizione postavi sopra GENIVS THEATR1. La figura appresso fa un sagrifizio, o una libazione colla patera nella destra, e cornucopia nella sinistra. Crede il Mazochi essere Giove, Minerva, e Diana, le tre deità seguenti, venerate nel Campidoglio di Capua. Minerva dea delle arti, e delle scienze pare che insegni, o accenni qualche cosa allo scarpellino sedente in atto di lavorare un capitello. L’importante al nostro proposito è la macchina accanto fatta per alzare gran pesi, e qui alza una colonna per mezzo di una fune, che scorre sopra due taglie, una in capo alla colonna da alzarsi, e l’altra sopra. La ruota, in cui girano due uomini, è in sostanza il timpano descritto da Vitruvio3, non capito dal Galiani, come noi osserveremo a quel luogo, e accennato da Lucrezio4:
Multaque per trochleas, & tympana, pondere magno
Commovet, atque levi sustollit machina nisu.
Fu fatto questo bassorilievo da Luccejo Peculiare, impresario, come diremmo, che si era addossato l’incarico di fare il proscenio del teatro, per esserne stato avvisato in sogno, forse da Minerva, che li vede rappresentata in atto di fargli cenno, come si legge nella iscrizione portavi sotto. Vedi avanti p. 37.
XIV. Urna sepolcrale in peperino di Lucio Cornelio Scipione Barbato, ora conservata nel Museo Pio-Clementino. Se ne è parlato più volte, e si è pure descritta come un monumento dei più importanti per la storia delle arti in Roma. Veggasi Tom. I. pag. 30. not. a., Tom. iI. pag. 309. col. 1., e qui avanti pag. 46. not. b. Per l’iscrizione, che vi si legge sopra, copiata da noi coll’esattezza possibile per la forma dei caratteri, meritando un lungo commentario, ci contenteremo di mandare il leggitore alle erudite osservazioni, che vi
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