Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
484 | S p i e g a z i o n e |
creduti volgarmente, come scrive il P. Paoli al suo proposito1, perchè altro non siamo stati finora soliti a vedere, ed ammirare, se non che le opere di più gentili proporzioni, sotto la scorta anche di Vitruvio, ed in confronto delle gentili proporzioni degli altri ordini corintio, e composito. Lo stesso Vitruvio2 ci assicura, che molti furono i tempj innalzati dai Dori nell’Acaja, dopo fatto il primo da Doro nella città di Argo, in que’ primi tempi, sebbene non si sapessero ancora le vere, e giuste proporzioni dell’ordine dorico: e ciò fu probabilmente qualche secolo prima delle fabbriche di Posidonia, e di Girgenti, e del tempo, in cui dicemmo aver fiorito l’architettura nella Grecia.
II. Porta della città di Posidonia, ora Pesto, veduta dalla parte esterna, e la sola, che presentemente esiste. E’ fatta con un grand’arco di pietre tagliate, che prova quanto fosse antica presso i Greci l’arte di fare archi di pietre tagliate a conio. Seneca3 confuta quelli, che facevano Democrito inventore di quelli archi, rispondendo loro, che le porte così curvate, e i ponti erano di più antica invenzione; come più antica è la porta di Posidonia; poichè Democrito, che vifTe 108. anni, nacque nell’anno i. dell’olimpiade lxxx. Della fondazione della città di Posidonia, de’ suoi possessori greci, ed altri se ne è parlato nel numero precedente. Vedasi qui avanti alla pag. 4. e 32.
III. Pianta del tempio più grande di Posidonia, e spaccato interno preso sulla lunghezza. Si avverte, che in tutte le misure indicate a’ suoi rispettivi luoghi, è stato adoprato il palmo napolitano, il quale è otto pollici, e sette linee del piede parigino. Da ciò, che si è detto nel numero I. qui avanti, si prova sufficientemente, che questo tempio è opera della nazione greca stabilita in Posidonia, e del greco ordine dorico. Tolte le proporzioni di esso, che sono più basse, il resto tutto combina colle regole date da Vitruvio per quell’ordine, che nulla ha da fare coll’etrusco, o toscano, che descrive: e se ne consideriamo bene lo spaccato interno, che ha un or-
dine |