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ossia di cinque, di sei, e di sette angoli; ed in tal modo sono le une colle altre incastrate. Se ne potrà formare un’idea sulla terza Tavola, che il signor marchese Galiani ha aggiunta alla sua traduzione di Vitruvio, e su di un resto d’antico muro in Alba, presso il lago Fucino, che il Fabretti ha fatto incidere in legno1. In quella maniera medesima erano fabbricate le mura di Corinto, e di Eretria nell’Eubea. Simili mura erano anche ad Ostia, luogo dell’Epiro, de’ quali il vecchio Sangallo architetto, al cui tempo se ne vedevano alcuni avanzi, ce ne ha dato il disegno in pergamena, e la descrizione, che ora si ritrovano nella biblioteca Barberini; ed io parlo ad altro proposito di quelle mura nella descrizione del museo di Stosch2. Si vedono eziandio rappresentate sulla colonna Trajana le mura d’una città fabbricate di simili pietre.

§. 22. Per le volte, acquedotti, ponti, ed archi di trionfo si tagliavano le pietre a forma di conio; ciò che Perrault avrebbe potuto sapere senza venire a Roma, se non avesse voluto provare, che gli antichi non sapevano l’arte di tagliar le pietre3; e che per quella ragione non facevano arcate di pietre, ma soltanto di mattoni. Quello scrittore non si è ricordato, che Vitruvio stesso parla4 d’ar-


cate


  1. Fabretti De col. Trajani, cap. 7. in fine, pag. 229. [ Questa è la maniera di fabbricare, che Vitruvio lib. 2. cap. 8. chiama antica, e incerta; come incerta si dice anche oggidì. Rassomiglia alla lastricatura delle strade, quale principalmente la vediamo nelle antiche di Roma, e fuori. Vedasene un saggio nella Tavola XII. in fine di questo Tomo. Ne restano avanzi di tempo antichissimo in molti luoghi, e tra gli altri in alcune parti delle mura di Roma fatte da Aureliano; nelle antiche mura di Alatri in quel sito detto ora Civita; nelle vecchie mura di Palestrina, come nota pure il Fabretti loc. cit., in quelle di Cora, che il P. Volpi Latium vetus, ec. Tom. IV. lib. 7. cap. 2. pag. 128. ha prese per fortificazioni fatte dai Goti. Vedi Piranesi Antichità di Cora, ec. pag. 3. segg., e la Breve notizia delle più insigni antichità esistenti in alcuni luoghi del Lazio in vicinanza di Roma, inserita in appendice al Nardini Roma ant. pag. XXVII.
  2. Descript. des pierr. grav. du Cab. de Stosch, cl. 2. sect. 13. n. 979. pag. 173.
  3. Parall. des anc. & des mod. Tom. I. pag. 115.
  4. lib. 6. cap. 11. [ Parla d’archi fatti a conio; ma non dice espressamente se conj di mattoni, de’ quali parlammo qui avanti pag. 19. n. b, o di pietra. Abbiamo però Strabone, il quale ci dice chiaramente lib. 3. pag. 360. Tom. I., che alcune cloache antiche di Roma, tanto larghe, e alte, che vi poteva pattare un carro carico di fieno, erano fatte colla volta di pietra; quali le vediamo ancora alla Cloaca massima, di cui su