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città, e dell’Italia, e alla maggior importanza di questa edizione dell’opera di Winkelmann, alla quale è associato: e noi contenti di averne data un’idea, desideriamo, che qualche abile artista ne taccia un più bello, e più esatto disegno. Costantino è creduto in Barletta anche dai più illuminati. Il volgo lo chiama Eraclio. Ma oltre che non rassomiglia alle medaglie di quell’imperatore, che hanno la barba, e fisonomia diversa affatto1; è impossibile, che nella totale decadenza delle arti verso la metà del VII. secolo siasi potuta fare una statua sì magnifica, grandiosa, e di non mediocre lavoro: se mai non volessimo dire, che secondo l’uso quasi generale de’ bassi tempi, la statua tolta alla memoria d’altro imperatore fosse dedicata in qualche particolare occasione ad Eraclio, senza badare alla somiglianza. Mi avvisa il lodato Mola, che la croce è moderna, e che la statua ha in capo una corona di lauro, non troppo frequente negl’imperatori cristiani, che trovo nelle medaglie averla per lo più di gemme. Le due statue dei figli di Costantino, o di Costantino stesso, nella salita del Campidoglio sembrano coronate di quercia.
TOMO III.
Frontispizio grande.
1. Ritratto di Winkelmann ricavato dal quadro a mezza vita fattone dal celebre pittore cav. Maron viennese poco prima che morisse l’Autore.
Sul frontispizio del Tomo.
2. Medaglia in bronzo della grandezza dell’originale posseduta dal signor ab. Visconti. Se ne è parlato nel Tomo iI. pag. 365;. not. b., ove si è detto essere l’unico sicuro monumento, che possa darci la vera immagine di Britannico; poco dovendosi valutare le medaglie greche, nelle quali si vede alterato, al solito delle medaglie fatte lungi dalla capitale. La figura armata, che vedesi nel rovescio, può spiegarsi per un
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