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sull’Architettura degli Antichi. | 29 |
go si dice Bollicame, nome che gli è stato dato dal bollire. Il fuoco sotterraneo, come pure le scorie, che vi si trovano, fanno argomentare, che vi sia stato anticamente un vulcano. Ma le scorie di Viterbo non sono troppo buone per fare le volte, essendo troppo tenere. Si osserva chiaramente questa specie di scorie in antichi edifizj, e ne furono trovate nel Panteon allorché in quelli ultimi tempi fu restaurato. Ciò non ostante né Vitruvio, né i suoi commentatori hanno parlato di questa maniera di costruire le volte; e non parla delle scorie del vesuvio se non di passaggio. Siccome la natura di questa montagna è stata poco dagli antichi conosciuta; così non hanno molto cercato di scoprirne i fenomeni.
§. 17. Le volte coperte di simili scorie sono comunissime in Napoli; ma il card. Albani è stato il primo, e fino al presente l’unico, che ne abbia fatto costruire a Roma delle somiglianti. Ecco la maniera, con cui si procede in questa costruzione: dopo essere stata fatta l’armatura, si riempiono i fianchi, come già dicemmo, sino alla platea, o mezzo della volta. Questa platea si copre quindi colle scorie, e colla calce, che si amalgamano, e si consolidano insieme per modo, che, a dir così, è quasi imponibile distruggere un tal lavoro.
§. 18. La seconda maniera di rendere le solte più leggere, era di servirsi d’urne, o di vasi di terra cotta vuoti, che si collocavano colla bocca in alto; dopo di che si gettavano in queste urne, e tutto intorno ad esse, delle piccole pietre, e calce tutto a sacco. Si vede un gran numero di queste urne nelle volte del circo di Caracalla, o come altri pretendono1, di Gallieno, fuor di Roma2. Scrive Aristo-
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- ↑ Fabrett. De aq. & aquæd. Dissert. 3. pag. 166. [e De col. Traj. cap. 6. pag. 147.
- ↑ Vogliono gli antiquarj, che possa dirsi ora con miglior fondamento di Caracalla, stanti le scoperte, che vi sono state fatte dopo il Fabretti; come le medaglie di quell’imperatore, che vi sono state trovate, e che ne’ loro rovesci ci fanno vedere questo circo; la statua di Caracalla stesso, e di Giulia di lui madre, ritrovate fra le rovine in quel-