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s u l l e R o v i n e d i R o m a. |
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che diligenza in quella biblioteca per trovare questo documento; ma senza un particolare indirizzo non mi è stato possibile. Anche il celebre signor abate Barthelemy1 ci attesta di essergli stata comunicata quando fu in Roma nell’anno 1755. altra lettera manoscritta della stessa biblioteca, appartenente al secolo XIV., ma senza neppur darci verun indizio da ritrovarla, nella quale si parli di un progetto fatto tra i capi delle fazioni della città; e tra i diversi articoli si pattuisse, che il Colosseo sarebbe stato comune ai diversi partiti, e sarebbe stato lecito a tutti di torne delle pietre: Et præterea, si omnes concordarent de faciendo Tiburtinam, quod esset commune id quod foderetnr: e forse vogliono dire per fare calce con quei travertini; come può confermarcelo il lodato Poggio Fiorentino, il quale scrisse, come dicemmo, al principio del secolo XV., lagnandosi appunto della stoltezza dei Romani, che la maggior parte di quella fabbrica aveano consumata in farne calce: Ob stultitiam Romanorum majori ex parte ad calcem redactum2. Tutti poi convengono gli antiquari, che in seguito molti travertini tolti da esso, siano stati adoprati dal Pontefice Paolo II. al palazzo di s. Marco; dal card. Riario al palazzo della Cancellaria; dal card. Farnese, che fu Paolo III., al suo in Campo di Fiore3; non già rovinando a posta gli archi; ma più probabilmente servendosi dei caduti, come bene ragiona il Marangoni contro il Martinelli4. Ultimamente essendo caduto un arco del medesimo nel second’ordine verso s. Gregorio per cagione del terremoto straordinario succeduto nell’anno 1703., moltissi-
- ↑ Mém. sur les anc. monum. de Rome, Acad. des Inscript. Tom. XXVIII. Mém. pag. 585.
- ↑ loc. cit. col. 505.
- ↑ Martinelli Roma ricerc. nel suo sito, giorn. 6., Panciroli Tesori nasc. di Roma, Rione II. chiesa II. pag. 115. Paolo III., che finì il suo fatto già Papa, vi fece trasportare molti marmi cavati a Monte Cavallo, alla Colonna Trajana, all’Arco di Tito, a s. Lorenzo degli Speziali, vale a dire al Tempio d’Antonino, e Faustina, oltre molte altre pietre del Colosseo; e la somma, che vi spese, ascende a scudi 73178.88, secondo le notizie dei libri de’ conti camerali, dall’aprile dell’anno 1545. all’aprile dell’anno 1549., comunicatimi dal lodato Fenucci.
- ↑ num. 48. pag. 46.