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386 D i s s e r t a z i o n e

sommità tante statue d’uomini, e di cavalli, delle quali parla Procopio1, che essendo delle maggiori non doveano stare nell’ordine superiore assai più piccolo; ma nell’altro più grande, ove erano anche più a portata di esser gettate addosso ai nemici? E di questo guasto di un monumento sì bello, e magnifico, che del resto tanto loda, e ammira, perchè Procopio non avrebbe dovuto darne qualche cenno, come parla delle statue, e dell’esser tutto di marmo pario? Sarebbe mai probabile il dire, che le colonne più grandi abbiano servito al mentovato gran portico, che dalla Mole giugneva sino alla basilica Vaticana, restaurato, e ampliato di molto dal Pontefice s. Adriano I.2; o che siano state impiegate nella stessa basilica Vaticana?

Quegli, che in seguito rese quali inespugnabile il Mausoleo con nuove fortificazioni, fu Crescenzio, di cui pocanzi narrammo la storia3; e da lui prese il nome di Torre, e di Castello di Crescenzio, che ritenne per tanti secoli promiscuamente a quello di Carcere, e Casa di Teodorico, che trovo datogli anche nel principio del secolo XV.4. L’imperatore Ottone III. allorché volle cacciarne Crescenzio, lo circondò tutto intorno con macchine altissime di abeti, e tanto lo battè, che rotta la porta vi entrò dentro, come scrive Rodolfo Glabro5; in maniera, che può credersi avervi fatto non poco danno. Aggiugne questo autore, che per l’altezza sua chiamavasi Torre fra i cieli, Turris inter cœlos; s. Pietro Damiano6, Monte di s. Angelo, Mons sancti Angeli; e Luitprando, che scrisse poco prima di Ottone, lo dice7 di un lavoro, e di un artifizio maraviglioso; e che nella sommità v’era una chiesa dedicata all’arcangelo s. Michele, detta


Chie-


  1. Vedi qui avanti Tom. iI. pag. 379.
  2. Anastasio nella di lui vita, sect. 341. pag 263. Tom. I.
  3. pag. 329.
  4. Vedi Ermanno Cornero Chron. presso l’Eccardo Tom. iI. col. 622.
  5. Histor. lib. 1. cap.4.
  6. Vedi qui avanti pag. 329. not. c.
  7. De reb. imper. & reg. lib. 3. cap. 12.