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22 | O s s e r v a z i o n i |
rino, e a Napoli piperno, o pipierno; nome che viene probabilmente da Piperno (Privernum), ove questa pietra cavasi in gran copia. Di essa sono fabbricati i fondamenti del Campidoglio gettati l’anno di Roma 367., de’ quali veggonsi ancora a’ tempi nostri cinque ordini di grosse pietre sopra terra, che Ficoroni1 ha fatti incidere in rame: la maggior parte di quelle pietre hanno cinque palmi e mezzo di lunghezza2. La Cloaca massima3, il più antico sepolcro romano4, che si conosca, presso Albano, e un altro de’ più antichi monumenti romani5 dell’anno 358., cioè un condotto per lo scolo delle acque del lago d’Albano, detto ora lago di Castello6, sono tutti costrutti di quella specie di pietra.
§. 9. Convien dire che il travertino non sia stato conosciuto ne’ più antichi tempi di Roma; non essendo allora state incise le iscrizioni se non che nel peperino; come è quella fatta ad onore di L. Cornelio Scipione Barbato, l’uomo il più degno del suo secolo; la qual lode gli vien data in questa iscrizione7. Essa è stata fatta durante la seconda
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- ↑ Le vestig. di Rom. ant. lib. 1. cap. 9. pag. 60.
- ↑ Ficoroni loc. cit. pag. 42. dà in rame il residuo di altri fabbrica di peperini antichissima poco distante dalla rupe Tarpea dietro la rimessa, e stalla del w|Palazzo Caffarelli al Campidoglio|palazzo Caffarelli}}, lungo palmi 114., e alto 15. Sono di peperini eziandio gli avanzi delle sustruzioni fatte al Campidoglio nell’anno citato di Roma, che ora si vedono nel cortile dell’Ospedale della Consolazione, dati da Piranesi Della magnif. de’ Rom. Tav. 1.; e gli avanzi del carcere Tulliano, fabbricato da Anco Marzio, ed accresciuto da Servio Tullio, o secondo altri da Tullo Ostilio, restaurato in appresso con travertini al tempo degl’imperatori. Si vedono ove ora è la chiesa di san Pietro in carcere vicino all’arco di Settimio Severo; intorno a che può leggersi Nardini Roma ant. lib. 5. cap. 12. Questa pietra per uso di Roma al presente cavasi a Marino.
- ↑ Se ne veda la figura presso Piranesi Le antich. rom. Tom. I. Tav. 22. fig. 2., e Della magnif. de’ Rom. Tav. 3.
- ↑ Montfauc. Antiq. expl. T. V. pl. 117.
- ↑ Liv. lib. 5. cap. 11. n. 19.
- ↑ Si veda Piranesi, che lo ha decritto, e inciso in rame in molte Tavole nell’opera particolare su di esso, intitolata: Antichità d’Albano, e di Castel Gandolfo, ec. pubblicata in Roma nel 1764., e nell’altr’opera Della magnif. de’ Rom. Tav. 30.
- ↑ V. Sirmond. Vetust. inscr. qua L. Corn. Scip. elogium continetur, &c. [Ha parlato Winkelmann di questa iscrizione anche nella Storia, Tom. iI. pag. 146. n. *., e pag. 153. Io poi ho notato pag. 309. le altre antichità lavorate parimente in peperino, trovate ultimamente nel sepolcro degli Scipioni, ove fu trovata nel secolo passato la detta iscrizione di Barberini; e fra le altre vi è la cassa sepolcrale di Scipione Barbato padre di Lucio Scipione, di cui parla la citata iscrizione, eccellentemente lavorata, e col suo epitafio. Tutti questi monumenti però non provano altro, a mio giudizio, se non che per le iscrizioni, e le sculture siasi adoprato il peperino prima del travertino, secondo che già