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l’acquedotto dell’acqua Vergine1; ma risolvette di dar qualche forma regolare alla città, facendo slargare le strade, raddrizzarle, e ammattonarle; e deputandovi un magistrato, che ne avesse la sopraintendenza2. L’Infessura nel suo Diario3 vuol dare il merito di quella riforma a Ferdinando re di Napoli, venuto a Roma li 6. di gennaro dell’anno 1475., scrivendo, che questo sovrano dopo di avere osservate le fabbriche della città, la Rotonda, la Colonna Antoniana, ed altri avanzi di antiche magnificenze, parlando col Papa Sisto, gli disse, che non era signore di quella terra, e che non la poteva signoreggiare a motivo delli porticali, delle vie strette, e per li mignani, che vi erano: che bisognando mettere in Roma gente d’armi, le donne colli mortari dalli detti mignani le avrebbero fatte fuggire; e che difficilmente si poteva sbarrare: e perciò essere necessario far gettare a terra li mignani, e li porticali, ed allargare le vie: al quale consiglio il Papa si appigliò, e lo mise in esecuzione quanto fu possibile. Noi però abbiamo la bolla, che fece Sisto per quello suo stabilimento, inserita nel detto Statuto4, in data dell’ultimo di giugno 1480., nella quale dice di essersi mosso a far ciò di sua spontanea volontà, non ad altrui richiesta; addicendone per motivo l’angustia tale delle strade anche principali, e più frequentate, che due uomini a cavallo non poteano passarvi; donde un incomodo grande ne proveniva per li cittadini, e per la gente, che portava merci, e molto più nelle immense fosse di popolo negli anni santi.

Era necessaria veramente quella generale riforma, ed era buono questo trasporto a fabbricare: ma poi qual van-


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  1. Vedi il Cassio loc. cit. §. 5. 6. p. 282.
  2. Volaterrano Comment. urban. lib. 22. pag. 679.
  3. Diar. Urb. Romæ, presso l’Eccardo Corp. hist. medii ævi, Tom. iI. col. 1897., ove si legge a’ dì 5., e il Muratori Tom. iiI. par. 2. col. 1144. E.
  4. loc. cit. pag. 39.