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rorem solo effusum despicit. Denique ut ira cœlestis argumenta non desint, multorum species templorum, atque in primis Paulo Apostolo dicatæ ædis bona pars humi collapsa, & Lateranensis ecclesiæ dejectus apex, Juabilæi ardorem gelido horrore contristant. Cum Petro mitius est actum. La basilica Vaticana fu poi molto più danneggiata l’anno 1352. agli 11. di decembre da un fulmine, il quale abbattè la cupola, percosse il campanile, e tutte le grandi, e nobili campane, che erano in quello, fece cadere; e trovaronsi tutte fondute in quei punto, come fossero colate nella fornace1.

Parte per le turbolenze continue, e parte per le miserie grandi del popolo ridotto a scarso numero, nessuno prendeasi pensiere nè degli edifizj profani, seppur v’era alcuno, che avesse per essi qualche amore, nè di queste chiese rovinate, benchè fossero le principali di Roma, e del mondo. I cardinali scordatisi delle chiese loro titolari, e tanti altri beneficiati, si godevano in pace le rendite di esse alla corte del Papa in Avignone, ove colavano anche le altre rendite, e ricchezze del principato. Molte preghiere, e calde istanze replicate furon fatte dal Senato, e dal Popolo Romano ai Sommi Pontefici a fine d’indurii a ricondursi alla loro sposa, promettendo loro tutta la soggezione, e il rispetto, che meritavano; e tutta v’impiegò la sua eloquenza il lodato Petrarca per muovere a pietà di Roma prima il Pontefice Benedetto XII., scrivendogli due lettere in versi2, e poscia Clemente VI., fatto Papa nell’anno 1342., in altra lettera in versi, nella quale introduce Roma a parlare al Pontefice3:

... Absentem prospice saltem,
Et memor esto mei, nutant ingentia longo
Templa situ, lassisque tremant jam mœnibus arces;


Præ-


  1. Matteo Villani Istor. lib. 3. cap. 42. presso il Muratori Tom. XIV. col. 186.
  2. Epist. lib. 1. op. Tom. iiI. pag. 77. 81.
  3. loc. cit. pag. 92.