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deformare in tal guisa la città in disprezzo de’ magnati, contro de’ quali si doveva anco procedere per qualunque preteso, purchè la sola tribunizia potestà, esterminati i Padri, cresciuta forse sotto quel magistrato. Finalmente trovossi, che disposte le cose secondo il volere di questo nuovo capitano, e della plebe, principalmente tolti i più potenti, preparavasi tutto ciò per favorire Enrico cesare. Erasi già stabilito di chiamar questo in Roma, e condurlo al Campidoglio; con che dalla sola plebe avesse a riconoscere il principato. Ma non a seconda di quanto aveva ella premeditato le cose furon guidate dalla fortuna. Imperocchè i Padri, e i principali de’ nobili, de’ quali ben appariva, che ultimavasi la rovina, se la dimora avesse alla plebe data comodità, avendo esplorato per mezzo de’ segretarj quanto erasi da quella determinato di eseguire, tennero segreto consiglio a fine di risolvere quel che doveasi fare per resisterle. Si affrettò dunque l’affare, e per tempo vennero con truppe di soldati in città, ed ascesero nel Campidoglio. II capitano affatto inconsapevole di ciò fu colto all’improviso, e sforzossi indarno col suono della campana di congregar la plebe dispersa, e non informata dell’accaduto. Fu pertanto esso capitano preoccupato, ed arrestato, e per comandamento de’ Padri posto in prigione. La plebe già vacillante per sì considerabile mutazione non si adunò, che anzi nascosesi per le case. Fin qui il Mussato.

Alcuni anni prima di questo tumulto già i Papi aveano trasportata in Avignone la sede Apostolica, che vi stette quali per anni settanta, vale a dire dall’anno 1306., in cui ve la fissò Clemente V., sino al 1376. Allora sì che tutte finirono di accumularli le disgrazie sulla povera Roma abbandonata più che mai alle guerre civili1, alle tirannie


de’
  1. Leggasi il lodato Corti De Sen. Rom. lib. 7. c. 3. segg., e il Vendettini lib. 3. c. 2. segg.