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nel suddetto anno spianò dai fondamenti il palazzo degli Annibaldi, quello di Giovanni Savelli, e la torre di san Marco1, andò a pericolo di soggiacere all’inumanità di un altro barbaro Giacomo di Giovanni di Arlotto degli Stefaneschi, che nell’anno 1313. ebbe la carica di quasi dittatore col titolo di capitano della plebe, la quale credeva di provvedere in tal modo al pubblico bene. Costui per adempire al posto ottenuto, segue a scrivere il citato Albertino Mussato2, credendo doversi rendere formidabile a’ magnati, ed opprimerli, siccome di allettare a sè i plebei, asceso nel tribunale comandò, che avanti a sè comparissero i principali, i quali venuti, furono subito arrestati, e legati. De’ figliuoli di Orso Gentile Poncelo di Orso, Ponceleto di Matteo del Monte, Francesco quel, che poco innanzi era stato eletto senatore, costretto a rinunziare, Stefano della Colonna, Sciarra di lui fratello, Giordano di Agapito, Giovanni, e Pietro de’ Savelli, Annibale degli Annibali, e moltissimi altri delle più illustri schiatte, i quali, e a ciò appena si lasciò piegare, sciolti dalla prigione, con molte cautele rilegò ad alcune terre, sotto pena capitale se ne partissero. Nè qui si fermò la ferocia, e la barbarie dell’uomo; poichè egli per superare Brancaleone si accinse a demolire le più eminenti fabbriche e vecchie, e nuove, e precisamente Monzone, cioè la torre vicino al ponte santa Maria colle porte, che chiudevano dall’altro lato, perchè potesse la plebe più facilmente trascorrere di là dal tevere. Si aveva inoltre a gettare a terra tutto ciò, che avea lasciato il suddetto Brancaleone, vale a dire Castel sant’Angelo, l’isola, le fortezze, e tutti i più belli edificj, de’ quali già il popolo si era impadronito, cacciandone i possessori, per

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  1. Albertino Mussato l. c. lib. 8. rubr. 4. col. 454. Vedi anche Niccolò vescovo Brotontinense Rel. de itin. ital. Henr. VII, presso il Muratori Tom. IX. col. 913. segg.
  2. lib. 8. rubr. 12. col. 507. seg.