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sull’Architettura degli Antichi. | 19 |
muri questi mattoni non erano alti, ma grandi1. La loro altezza non oltrepassava un buon pollice; mentre la loro superficie era di tre, o quattro palmi. Vitruvio ne parla, e servivano particolarmente per le arcate2.
§. 3. Le prime pietre adoprate negli edifizj pubblici tanto in Grecia, che a Roma, erano una specie di tufo, di cui era fabbricato3 il tempio di Giove in Elide4. Un tempio di Girgenti in Sicilia, i tempj, e l’edifizio di Pesto sul littorale del golfo di Salerno, come anche le mura quadrate di quella medesima città5, erano costrutte di simili pietre. Quella concrezione pietrosa è di due specie: la prima si forma da un umore lapidifico: è biancastra, e verdigna; d’una natura spongosa, e per tal ragione più leggera delle altre specie di pietre, e del marmo. Una pietra consimile è il travertino, che si cava presso Tivoli. La seconda specie è una terra pietrificata, talvolta di color bigio cupo, e tal altra di color rossiccio, chiamata in Italia volgarmente tufo. Vien detta pietra rossa da Vitruvio6, e si trova nei contorni di Roma; il che ha ignorato Perrault7.
§. 4. Una di queste specie si taglia dalla rupe sopra terra; l’altra si cava dal seno della terra medesima. Quella si trova generalmente nei luoghi, ove sono acque solfuree, come quelle di Tivoli, e di Pesto, che appunto è la cit-
Tom. III. | C 2 | tà |
- ↑ Bellissime sono le forme de’ mattoni, che osservansi nelle antiche fabbriche di Pozzuolo, e Baja, sì per contenere i muri, come per formare gli archi. Se ne veda un saggio presso il P. Paoli Antich. di Pozzuolo, ec. Tav. 67.
- ↑ Ho parlato anch’io di queste varie grandezze di mattoni Tom. I. p. 24. not. b.; ma è da notarsi per maggior chiarezza col marchese Galiani al luogo citato di Vitruvio, che il palmo, di cui parla questo scrittore, era di quattro dita, sedici delle quali formavano il piede. Nelle fabbriche antiche ne vediamo dei molto più grandi. Quelli, che servivano per le arcate erano per lo più fatti a conio. Certa terra bianca dell’isola di Rodi era della più eccellente per fare mattoni spongosi, e leggeri. Ne fu fatta la cupola del tempio di s. Sofìa, di cui si è parlato qui avanti pag. 4. not. e.; e dagli ignoranti si prendeano per pomici. Vedasi Codino De orig. Constant. pag. 70. Vitruvio lib 2. cap. 3. rileva quella stessa proprietà leggera, e pomicosa dei mattoni, che si facevano a suo tempo a Marsiglia nelle Gallie, e nell’Asia a Pitane, i quali quando erano se secchi, gettati nell’acqua, vi galleggiavano.
- ↑ Paus. lib. 5. cap. 10. pag. 397. in fine.
- ↑ Vedi Tom. I. pag. 30. §. 15.
- ↑ Vedi qui avanti pag. 3. not. c.
- ↑ lib. 2. cap. 7.
- ↑ Ad Vitr. loc. cit. pag. 40. n. 1.