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lischi per far prima liquefare gli astragali di metallo, su cui posavano, e poi consumare a poco a poco il piede stesso, affinchè rovinasse da sè l’Obelisco, e non fosse più possibile di rialzarlo. Ma che bisogno v’era del fuoco le si adopravano i vetti, e le funi? Usando quell’elemento, perchè far consumare con esso tutti i quattro angoli del sasso per farlo cadere, dopo aver fatti liquefare gli astragali, la mancanza de’ quali, o di uno, o due al più bastava per farlo precipitare? Oltracciò convien supporre, che i Goti avessero la pazienza di fare una catasta di legna intorno ad ogni Obelisco: nel qual caso io non comprendo, come potesse avvenire, che il fuoco attaccatovi non guastasse altro, che tre in quattro palmi al piede di tutti quanti gli Obelischi egualmente, riducendolo quasi rotondo. In ispecie per quello del Sole, di cui parliamo, vorrei sapere, in qual modo avvenisse, che sia per tutta la sua lunghezza da una parte sola, o poco più abbruciato; e la base non abbia sofferto punto. Forse i Goti avranno fatto un terrapieno all’altezza di tutta la base, per mettere il fuoco solamente al piede dell’Obelisco, e lasciar la base intatta? O vogliamo dire, che al tempo de’ Goti la base tutta già fosse interrata? Non è probabile questo; perchè non essendovi stato ancora fabbricato accanto, non doveano esservi neppure rovine: ed è improbabilissimo, che i Goti abbiano voluto far tanta fatica per attaccare il fuoco a quell’altezza senza veruna ragione. Può bensì spiegarsi più facilmente quello fatto, supponendo atterrato l’Obelisco al tempo del Guiscardo, allor quando per il lasso di tanti secoli, essendovi stata fabbricata poco distante la chiesa di s. Lorenzo in Lucina, ed altre case1, poteva essere stato alzato il


ter-


  1. Di alcune case fabbricate vicino a questa chiesa si fa menzione in una carta dell’anno 1076. conservata nell’archivio di s. Maria in Campo Marzo, e pubblicata dal lodato monsig. Galletti Del Primic. della s. Sede, ec. append. num. L.pag. 293. seg.