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18 O s s e r v a z i o n i

§. 2. I materiali sono i mattoni, le pietre, e la calcina1: perocchè non parleremo del legname, quantunque si adoprasse nella Grecia eziandio per gli edifizj, e per li tempj, quale era quello, che Agamede, e Trosonio dedicarono a Nettuno2. A principio i mattoni non si cuocevano al fuoco, ma soltanto si seccavano per qualche anno al sole; e sì i Greci, che i Romani ne facevano grand’uso. Di questi mattoni erano fatte le mura di Mantinea, e quelle di Ejona sulle rive del fiume Strimone nella Tracia3, un tempio a Panopea4, un altro di Cerere5, amendue nella Focide, un portico in Epidauro6, ed un sepolcro nella distrutta città di Lepreo in Elide7. Pare, secondo Vitruvio8, che la maggior parte delle case di Roma, e suoi contorni, fossero fabbricate di sì fatti mattoni; e questo scrittore tratta a lungo della maniera di farli. Pausania9 peraltro c’insegna, che si discioglievano all’acqua, e al sole. Colla terra destinata a far mattoni cotti si mescolava del tufo pesto10, conosciuto oggidì sotto il nome di sperone, il quale è giallastro, ma diventa rossiccio nel fuoco; del qual colore è anche la grana interiore del mattone. Per la costruzione dei


muri


  1. Dell’uso, che fecero gli antichi di varj materiali, e specialmente de’ mattoni, mi rimetto a quanto scrive il lodato P. Paoli nella lettera a me diretta, riportata quì in fine delle Osservazioni del nostro Autore sul tempio di Girgenti.
  2. Paus. lib. 8. cap. 10. pag. 618.
  3. id. ibid. cap. 8. pag. 614.
  4. id. lib. 10. cap. 4. pag. 806.
  5. id. ibid. cap. 35. pag. 889.
  6. id. lib. 2. cap. 27. pag. 174.
  7. id. lib. 5. cap. 5. pag. 386.
  8. lib. 2. cap. 3.
  9. lib. 8. cap. 8. p. 614. [e Vitruvio l. c.
  10. Secondo lo stesso Vitruvio, nei crudi vi si mescolava della paglia per legar meglio la creta; come deve intendersi anche il poeta Lucilio Sat. lib. 9. princ., Nonio v. Aceratum; e come si praticava dai Fenicj, al dir di Sanconiatone presso Eusebio De præp. evang. lib. 1. cap. 10. pag. 35. D. Nella stessa maniera è probabile, che gli Ebrei lavorassero in Egitto i mattoni colla paglia, di cui si parla Exodi c. 5. vers. 7. segg., come pensa anche il P. Bonfrerio nel commento a quel luogo, Menochio De republ. Hebr. lib. 7. c. 5. quæst. 5. col. 659., Niccolai Dissert .ec. Lez. V. dell’Esodo, Tom. VIII. pag. 124.. Coloro che pretendono, che la paglia servisse agli Ebrei piuttosto per cuocere i marroni, non riflettono, che si cuocevano al sole, come scrive Sanconiatone loc. cit.; o si seccavano all’ombra, come vuole de la Faye Mémoire pour serv. de suite, ec. p. 5. secondo le osservazioni dei viaggiatori moderni, i quali dicono, che il sole in quelle parti avrebbe distrutti col suo calore i mattoni, anzichè seccarli al suo giusto punto. Colla paglia li facevano sicuramente gli Ebrei nella Palestina, come si ha dal profeta Ezechiele c. 13. v. 12.; e così usano pure i Persiani oggidì, per testimonianza di Chardin Voyage, ec. Tom. iI. pag. 178.