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suo tempo da coloro, che alzavano muri in campagna per circondar le vigne, e forse anche i sepolcri: Maceriam aliquam, aut sepem conficientibus nihil refert obvium quodque lignum, aut lapidem humi jacentem adhibere, aut columnam a monumento aliquo delapsam subjicere.

Non fu inutile il risarcimento delle mura della città, nè vano il timore, che aveano i Sommi Pontefici di essere all’improviso assaltati dai Longobardi: imperocchè ci venne sotto il mentovato re Adolfo nel mese di gennajo dell’anno 755., come bene scrive il P. Pagi, e Zanetti1, non già nel mese di giugno, come pensa il Baronio2, e dubita il Muratori3, con quante truppe gli venne fatto di raccogliere dal proprio suo regno, e dal Ducato di Benevento. Non potendosene rendere padrone colla facilità, che si lusingava, diede il guaito ai sobborghi, rovinando a ferro, e a fuoco la campagna, e quanto v’era anche di fabbriche, e di chiese, in maniera, che ben poche poterono scamparne. Il Pontefice Stefano II., o giusta altri, III., non avendo a sperare alcun sovvenimento dalla corte di Costantinopoli, ricorse alla protezione di Pippino re di Francia, che allora era in grand’auge d’autorità, e di possanza, scrivendo una lettera4 al medesimo, e insieme a Carlo, e Carlomanno di lui figli, nella quale per maggiormente commoverli a pietà delle sue angustie, loro fa la descrizione compassionevole di quell’orribile devastamento: Jam in ipsis jannuarum kalendis, scrive il Pontefice, cunctus Longobardorum exeercitus e Tusciæ partibus, in hanc civitatem Romanam conjun-


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  1. lib. 6. num. 39. Tom. iI. par. 631.
  2. n. 9., e ivi il Pagi, Tom. XII. p. 610. Monsignor Mansi vi sostiene, che sia stato l’anno 756.
  3. Ann. d’Ital. Tom. IV. par. 2. pag. 46.
  4. Registrata nel Codice Carolino, che contiene il carteggio, che allora passava tra i Sommi Pontefici, e i re di Francia, num. 4. Tom. I. pag. 85., e data anche dal Du-Chesne Hist. Franc. Script. Tom. iiI. pag. 707., e dal Muratori Rer. Ital. Script. Tom. iiI. par. 2. pag. 96. Nel Codice Carolino Stefano si numera II.; presso il Du Chesne, il Muratori, e monsig. Bianchini nella sua edizione d’Anastasio, III. La ragione si è, perchè non essendo stato consecrato Stefano II., che visse tre soli giorni, non si ha da alcuni per vero Pontefice.