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s u l l e R o v i n e d i R o m a. |
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forse per secondare il genio, che durava in Roma per le antiche magnificenze, impiegò somme grandi a restaurare le mura, ed ogni cosa1 per quanto era possibile, come fu detto, e quelle fabbriche tra le altre, quantunque dispendiosissime, che servivano per piacere, e comodo del popolo; come il Teatro di Pompeo, che aveva arso ne’ tempi di Filippo2, e per l’antichità si disfaceva3; e gli acquedotti4. Il lodato Cassiodoro, che ci dà queste notizie, in due altre lettere parla5 di un fondo, o entrata dalla generalità di Teodorico assegnata per que’ restauri, e d’un pubblico architetto, che dovette aver cura delle fabbriche, e delle statue6. Col genio di questo re uniformandosi il celebre Q. Aurelio Simmaco, abbellì a sue spese la città, e la campagna intorno con qualche superbo edifizio; per cui tanta lode ne riportò, che l’incombenza di restaurare il Teatro a lui venne appoggiata da Teodorico, dal quale altri molti ottennero dei tempj, e luoghi pubblici d’ogni sorta per restaurarli a proprie spese, benché taluni poi nol facessero, e anzi finissero di rovinarli7. Ereditarono qualche poco di quel trasporto per le belle arti, e per le fabbriche di Roma la regina Amalasunta, e il re Teodato, facendo anche venire a tal effetto dei marmi dalla Grecia8. Contuttociò vi dovettero rimanere non poche fabbriche rovinate, e guaite, per quanto si raccoglie dal medesimo Cassiodoro9, ove scrive, che Teodorico diede a tutti ampia facoltà di adoprare per la refezione delle mura, e degli altri edifizj, i materiali delle fabbriche rovinate, e irreparabili; e già osservammo innanzi, che la famosa casa di Sallustio abbruciata dai soldati di Alarico, tale si trovava ai tempi di Procopio.
- ↑ Cassiodoro lib. 1. epist. 25.
- ↑ Eusebio Chron. ad ann. ccxlvj. par. 2. pag. 174.
- ↑ lib. 4. epist. ult.
- ↑ lib. 3. epist. 31.
- ↑ lib. 1. epist. 21., lib. 2. epist. 34.
- ↑ lib. 7. form. 15.
- ↑ lib. 3. epist. 29. e 31.
- ↑ lib. 10. epist. 8. e 9.
- ↑ lib. 2. epist. 7., lib. 3. epist. 9. e 29