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s u l l e R o v i n e d i R o m a. | 301 |
nell’anno 409., come pretende il P. Corsini; non parendomi, che possa riferirsi ad un fatto di nemici barbari l’espressione, che si legge nella lapida, abolendo civilis, vel potius feralis cladis vastatione, che ben conviene ad un tumulto popolare, o guerra civile, come indubitatamente s’intendono consimili parole in quello senso in altra lapida data già dal Muratori1, e ripetuta dallo stesso Corsini ad altro proposito2:
SIMVLACRVM MINERBAE
ABOLENDO INCENDIO
TVMVLTVS CIVILIS IGNI
TECTO CADENTE CONFRACTVM
ANICIVS ACILIVS AGINATIVS
FAVSTVS V. C. ET INL. PRAE. VRBI
V1C. SAC. IVD. in melius
integro proviso pro
beatitudine temporis restituit
Quale possa essere stata quella guerra civile io nol saprei dire. Potrebbe sospettarsi, che le Terme soffrissero danno quando dalla plebe fu messo fuoco al palazzo del prefetto Lampadio, di cui parlammo, che stava accanto ad esse: Hic præfectus, scrive Ammiano Marcellino, exagitatus est motibus crebris: uno omnium maximo cum collecto plebs infima, domani ejus prope Constantinianum lavacrum injectis facibus incenderat, & malleolis, ni vicinorum, & familiarum veloci concursu a summis tectorum culminibus petita, faxis, & tegulis abscessisset. Ma apparendo da queste parole, che l’incendio fosse spento a tempo, forse non sarà arrivato a danneggiare le Terme. Potrebbe anche pensarsi, che nello stesso tumulto, in cui andarono a male queste Terme, fosse pure ro-
vina- |