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trebbe dirsi di tanti altri de’ maggiori edifizj, e delle case private, se qui si potettero annoverare. Si cercava di restaurarle o dagl’imperatori, o dai privati, come Vespasiano restaurò il Tempio di Giove1, Adriano2, e Antonino Pio3 il Panteon; ma questi restauri non venivano quasi mai fatti sul gusto delle fabbriche vecchie; e comunque fossero fatti non potevano impedire, che tutta la macchina, la quale avea patito generalmente, non venisse ad abbandonarsi con più facilità: e quindi io ripeterei la ragione, per cui non poche fabbriche aveano bisogno di continui rifacimenti, o almeno dopo breve tempo; come a cagion d’esempio il Panteon, restaurato da Adriano, in meno di cent’anni per esser guasto dall’antichità fu di nuovo restaurato dagl’imperatori Settimio Severo, ed Antonino Caracalla, come costa dall’iscrizione, che vi si legge ancora nell’architrave, benché guasta in qualche parola4:

imp. caes. l. septimivs. severvs. pivs. pertinax
arabicvs. adiabenicvs. parthicvs. maximvs. pontif. max.
trib. potest. x. imp. xi. cos. iii. p. p. procos. et imp. caes. m. avrelivs
antoninvs. pivs. felix. avg. trib. potest. v. cos. procos.
panthevm. vetvstate. corrvptvm. cvm. omni. cvltv. restitvervnt


A queste cagioni di devastamento si aggiungano i capricci degl’imperatori, i quali o per eseguire delle nuove fabbriche da loro ideate, o anche per odio, schiantavano le fabbriche de’ loro predecessori benché magnifiche5; e d’alcuni, che colla loro vita sceleratissima si erano attirata l’u-


niver-


  1. Vedi qui avanti pag. 44. not. a.
  2. Sparziano nella di lui vita, cap. 19. pag. 179.
  3. Capitolino nella di lui vita, cap. 2. pag. 266. Io lo intendo, che Antonino come successore di Adriano compisse il restauro da lui cominciato. Egli chiama il Panteon Tempio d’Agrippa insieme al Tempio d’Adriano, ed altri: dal che si ricava un argomento concludentissimo per provare, che il Panteon fosse veramente un Tempio, come osservò egregiamente il tante volte lodato monsignor Borgia nella Storia di Tadino, par. 2. §. 5. fra le Simbole del Gori stampate in Roma, ossia Dec. 2. vol. 3. pag. 62. Vedi qui avanti pag. 284. seg. not. b.
  4. Data anche da Lucio Fauno De antiq. urb. Roma., lib. 4. cap.18., Grutero Tom. I. pag. 1. n. 1., dal Pagi, Smezio, Desgodetz, dal Piranesi, ed altri tutti scorrettamente. Nell’architrave sta in due linee, cominciando la seconda da IMP. CAES.
  5. Vedasi il Nardini Roma antica, lib. 3. cap. 9. 13.