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292 | D i s s e r t a z i o n e |
tanti luoghi qualche avanzo di rovinosi muri, e in tanti altri si resti incerti dei monumenti, che gli occupavano? Quanto farebbe interessante il dare a questa domanda un’adeguata risposta; altrettanto mi pare malagevole il potervi riuscire, sì per mancanza di una storia seguita, e ragionata delle cose di Roma ne’ tempi di mezzo; e sì ancora perchè da ciò, che può raccogliersi nella lettura di tanti barbari scrittori di que’ tempi, lo scopo de’ quali era di parlare di tutt’altro, che di Roma, e del suo materiale, pur si trova essere state moltissime le cause seconde, che sono concorse nel giro di que’ secoli a danno di quella città; per radunar le quali, combinarle, e farvi qualche necessaria riflessione, coll’esame anche oculare di varj luoghi rovinati, e di altri, de’ quali appena si ha notizia, sarebbe mestieri di un tempo conveniente, e di un grosso volume. Ciò non ostante volendo dirne qualche cosa, mi ristringerò ad esporre le cause generali; e a parlare poi in ispecie di qualche monumento dei più interessanti.
Anche nel tempo, che Roma era nel suo maggior lustro, e che facevano a gara gl’imperatori, e i ricchi cittadini di alzarvi nobili, e magnifici edifizj d’ogni genere, e di arricchirli di pitture, e di statue, colle spoglie di tutte le nazioni, ben molte sono siate le vicende, che ha sofferte o dalla mala volontà degli uomini, o dalla forza irreparabile di naturali fenomeni, per cui innumerabili statue sono perite, e non pochi de’ più forti e sontuosi edifizj hanno sofferti danni straordinarj. Quante statue non sono perite rovesciate da turbini precipitosi, colpite da fulmini, o consumate negl’incendj? Parlammo altrove1 della Lupa di bronzo con Romolo e Remo alle poppe conservata già nel Campidoglio, e rovinata da un fulmine ai tempi di
Cice- |
- ↑ Tom. I. pag. 202. n. *, e lo conferma Giulio Ossequente De prodig. cap. 122.