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s u l l e R o v i n e d i R o m a. | 287 |
necessaria permissione di oprare a suo talento, e far man bassa; come renderemo ragione, che di un fatto così strepitoso, il quale giusta quella opinione avrebbe fatto tanto onore a quel Pontefice, fra i molti scrittori antichi, ed anche contemporanei, che di lui hanno trattato a lungo, esaltandone la pietà, saviezza, e dottrina, come s. Gregorio vescovo di Tours1, sant’Isidoro vescovo di Siviglia2, Beda3, il diacono Luitprando4, il Metafraste5, nessuno ne abbia dato il minimo cenno; e lo abbiano passato sotto silenzio anche Paolo, e Giovanni Diaconi, e l’anonimo6, scrittori di una lunga di lui vita, e Anastasio parimenti7, il quale fu tanto diligente col detto Paolo Diacono nel registrare i fatti di quegli altri Pontefici?8
Il Bargeo, il Maffei, e gli altri, i quali dicono, che s. Gregorio distrusse gl’idoli per toglier dalla mente de’ fedeli ogni oggetto, e residuo di superstizione, e d’idolatria, non riflettono, che allora Roma era tutta cristiana da gran tempo9; che le statue potevano allora molto più riguar-
darsi |
- ↑ Histor. Franc. lib. 10. princ. Era contemporaneo.
- ↑ De scriptor. Eccles. cap. 47. Quest’opera si attribuisce anche a s. Idelfonso vescovo di Toledo, il quale fiorì contemporaneamente, e dopo s. Gregorio il Grande, come anche s. Isidoro.
- ↑ Hist. eccles. gentis Anglor. lib. 2. cap. 1. Fiorì sul fine del VII. secolo.
- ↑ De Pontif. Rom. vit. cap. 66. Scrisse nel secolo X.
- ↑ Nella di lui vita. Vivea sul principio del X. secolo.
- ↑ Presso Canisio Lection. antiq. Tom. iI. par. 3. pag. 256. segg. Si crede vivuto sul fine del secolo IX.
- ↑ Paolo Diacono scrisse dopo il principio del VII. secolo, poco dopo s. Gregorio, e Giovanni sul fine del IX., come osservano i PP. Maurini editori delle opere di questo santo Dottore nella prefazione alle vite da essi scritte, riportate da quegli editori nel Tomo IV. dell’edizione di Parigi 1705., ripetute nel Tomo XV. dell’ultima edizione di Venezia. Per Anastasio, il quale vivea nel IX. secolo, egli non ha fatto altro che unire le memorie già scritte da altri prima di lui al tempo di s. Gregorio II. e del III., raccogliendole da pubblici, e sicuri monumenti, come nota Bianchini nella prefazione all’edizione romana dello stesso Anastasio, e Bencini nelle note alla vita di san Clemente I. sect. 4 Tom. iI. pag. 44.
- ↑ Monsignor Sergardi in una Orazione, che recitò in Campidoglio nel 1703. ristampata fra le Prose degli Arcadi, Tom. I p. 126. segg., e ultimamente fra le sue opere stampate in Lucca Tom. IV. pag. 31., non ha difficoltà di dire, che s. Gregorio incrudelì contro alle statue, ai cerchi, agli archi, e a tutto quello, che ci più ragguardevole avea saputo condurre a fine l’altera potenza degli Augusti; citandone per prova Giovanni Diacono nella di lui vita, e il Baronio nei suoi Annali, senza additarne il luogo, che certamente non avrebbe trovato che nella sua testa; poichè nè l’un, ne l’altro dice tal cosa: anzi il primo al lib. 4., e il secondo all’anno 585. num. 10. 11. Tom. X. pag. 580. riportano le parole dello stesso s. Gregorio, che provano il contrario, come vedremo qui appresso.
- ↑ Qualche avanzo di Gentilesimo era restato in Terracina, per abolire il quale s. Gre-