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s u l l e R o v i n e d i R o m a. |
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luogo è da riflettersi, come provammo a quella occasione, ch’egli era di casa illustre romana, figlio di senatore, fratello del prefetto, o governatore della città, versato quant’altri mai del suo tempo nella giurisprudenza, stato senatore anch’egli, e quindi pretore urbano1: uomo per conseguenza, che ben educato partecipar dovea di quel genio de’ suoi concittadini per la magnificenza, e splendore della patria, e sapere le leggi, che volevano conservati i monumenti dell’arte. Fatto Papa, essendo Roma ancora soggetta agl’imperatori d’Oriente, non è probabile, ch’egli abbia potuto contro tante loro leggi farli a un tratto quasi padrone dispotico, e disruttore non di uno, ma di tanti monumenti, i quali non solo avrebbero deformata la città; ma ingombrata l’avrebbero di rovine, e resa impraticabile, senza una spesa enormissima per isgombrarla; tanti erano i grandissimi edifizj in ogni contorno2. Egli, uomo saviissimo, ed esercitato in que’ maggiori impieghi, non poteva ignorare con quanta prudenza, e cautela avessero da condursi i Sommi Pontefici cogl’Imperatori, i quali per ogni piccolo motivo, o querela, che ne avessero, li chiamavano a Costantinopoli, o gli angustiavano amaramente, come provò egli stesso in varie cose, per le quali, non ostante che si fosse condotto colla maggior prudenza, e impegno per il bene di Roma, e dell’Italia, ebbe a dolerli coll’imperator Maurizio di essere stato da lui rimproverato aspramente, e chiamato uomo semplice, vale a dire stolto3: e non è
- ↑ Il P. Corsini De Præf. urb. pag. 174. all’anno 571. dubita, che sia stato piuttosto prefetto, o governatore di Roma. Se avesse avuto quella carica, il nostro argomento crescerebbe; poichè il prefetto di Roma sopraintendeva alle fabbriche pubbliche, alla erezione delle statue fatte per merito a qualcuno; in somma avea la cura di tutto ciò, che spettava al comodo, ed agli ornamenti di Roma, come otterrà lo stesso Corsini pag. XLI. seg.
- ↑ Possono vedersi le descrizioni di Roma fatte da Sesto Rufo, e da Publio Vittore, i quali scrissero al tempo di Valentiniano, e Valente circa l’anno 570. di Gesù Cristo; e l’altra fatta qualche tempo dopo, come diremo appresso, data dal Pancirolo, col titolo di Notizia dell’impero occidentale.
- ↑ lib. 5. epist. 40.: Urbane simplicitatis vocabulo me fatuum appellat. Vedi il Baronio, Tom. X. anno 595. n. 20. 21. pag. 383. e l’autore delle Osservar. sopra un libro intitol.