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gli abbiano fatti per torne via le spranghe, o perni di metallo, con cui sono fermati, e stretti insieme i gran massi di pietre, come fu usato presso altri antichi popoli riferiti dal citato Suaresio; avendo noi fatto vedere, che aveano tante statue, ed infiniti lavori di bronzo nelle strade medesime, e nelle piazze, che pur non toccarono. Nè pare verosimile, che gli abbiano fatti per dispetto, e per rabbia, o per lasciarvi così eterni i segni del loro furore; mentre hanno risparmiati nel resto quelli, e tanti altri monumenti dell’arte, contro de’ quali avrebbero più facilmente potuto infierire: e per semplice dispetto non avrebbero fatti i buchi quasi sempre nel luogo stesso appunto delle commessure, ove corrispondono le spranghe. E poi si dovrebbe in primo luogo trovare il tempo, in cui abbiano potuto fare tanti buchi, in tali altezze, e luoghi così incomodi, che vi facea d’uopo o di altissime scale, o di ponti. Alarico li trattenne in Roma tre giorni, o sei al più, secondo Marcellino Conte al luogo citato, Genserico quattordici: e non che pensare a quella razza di dispetti, appena forse ebbero campo i loro soldati di raccoglier l’oro, e l’argento, di cui erano unicamente solleciti, e insaziabili; e di tormentare, e costringere per ogni modo or quello, or quell’altro cittadino a manifestare quei tesori, che da loro supponevano ascosi. Totila, il quale appiccò il fuoco ad una parte della città nel primo impeto di furore, entratovi dentro perdonò subito spontaneamente agli abitanti, cercò di cattivarsene l’affetto, trattandoli amorevolmente quasi altrettanti suoi figli, come scrive Anastasio nella vita di Papa Vigilio1, copiato dall’autore della Historia Miscella2, confondendo, per quanto mi pare, la seconda colla prima presa della città; e in appresso procurò


anzi


  1. sect. 60. n. 107. Tom. I. pag. 110.
  2. lib. 16. presso il Muratori Rer. Italic. Script. Tom. I. pag. 107. C