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di   W i n k e l m a n n. 261

RVLANO III. COS
. EX. RAT
N . X X X I I I I


Questo console non si trova ne’ Fasti Consolari. Il carattere è del terzo secolo1.


Ar-


  1. Questo console potrebbe forse essere Q. Fabio Massimo Rulliano, che fu console in terza volta con P. Decio Mure l’anno di Roma 446. Gl’indizj de’ caratteri non sono sempre cose sicurissime. Pare per verità cosa improbabile, che di questo console, quando forse dopo l’era cristiana, e segnatamente del terzo secolo, essendo stato tre volte console, non ne fosse restato il suo nome registrato nè nei fasti, nè in altro antico monumento. [ Sarebbe stata tolta ogni difficoltà se il nostro Autore tanto qui, come nella Storia, Tom. iI. pag. 407. non avesse portata l’iscrizione scorrettamente, come scorretta ve ne porta anche un’altra della stessa villa Albani. La vera lezione d’amendue è stata data nella Indicazione antiquaria di quella villa, par. 3. num. XX. e XXI. pag. 86.:

    1 .     RVIANO III COS
    .     EXRAT
    .     VALENTIS
    .     LXXXIIII


    2. SVB CVRA MINICI SI.
    PR. CRESCENTE LIB. Ni.

    Per dir qualche cosa d’amendue, comincieremo dalla prima. Nella prima linea di essa mutilata è facile indovinare il console, il quale non può esser altri, che Serviano, quello, che sposò la sorella di Adriano, da cui poscia fu fatto morire nell’età di novant’anni, perchè non avesse a viver più di lui, come scrive Sparziano nella vita di questo imperatore, cap. 15. Il terzo suo consolato cade nell’anno di Roma 886., o come altri vogliono 887., e nel 154. di Gesù Cristo. Si trova più volte nominato per quello terzo consolato nelle iscrizioni; ma ora solo, ora in compagnia di due diverse persone. Presso Grutero Tom. I. par. 1. pag. 115. n. 1., e lo Sponio Miscell. erud. ant. sect. 7. pag. 263. ha per collega Cajo Giovenzio Vero. In altra iscrizione predo lo stesso Grutero Tom. iI. par. 2. pag. 431. n. 9., ripetuta più correttamente dal canonico, poi monsignor, De Vita Ant. Benev. Tom. I. class. 7. n. 10. p. XXXI., e dissert. 9. pag. 241., gli vien dato collega Vibio Varo; siccome anche in altre presso Muratori Tom. I. pag.324., e Donati class. 5. pag. 164. seg., e in mattoni dati da Fabretti De Col. Traj. c. 7. pag. 197., e Maffei Mus. Veron. pag. 289. n. 2. Solo si trova nella nostra iscrizione; in due altre alla citata p. 324. n. 4. 9. del Muratori; e in una alla p. 108. n. 7. di Grutero. Volendo conciliar queste tre date diverse, io penserei, ch’egli avesse in principio dell’anno per collega Cajo Giovenzio Vero, arguendolo dall’esser espresso nella iscrizione il decimoquarto delle calende di marzo (XIIII. KAL. MART ), che sono il dì 15. o 16. di febraro: che poi restasse solo, e perciò solo si nominasse in quelle iscrizioni fatte prima che gli fosse sostituito per collega Vibio Varo. Fabretti non avendo fatta quella riflessione ha stimato meglio al luogo citato di tacciar di falsita la prima citata iscrizione, in cui a Serviano è unito Cajo Giovenzio Vero. All’opposto hanno voluto emendarvi Vero in Varo il card. Noris Epist. consul. pag. 82., e Donati citat. pag. 164.. n. 2., riprovando Panvinio, il quale Fastor. lib. 2. pag. 337. voleva, che il vero console fosse Vero; ma essi non hanno badato, che emendando Vero, vi restava puranche Giovenzio, che non ha che fare con Vibio. Perciò Jansonio d’Almeloveen Fastor. rom. consul. lib. 1. pag. 136. ha preso il bel ripiego di fare di quattro persone due sole, mettendo al detto anno 887. Cajo Giulio Servilio Orso Serviano III., e Cajo Vibio Giovenzio Varo, senza darne ragione alcuna.


    Il resto della nostra lapida pare, che debba leggersi: Ex ratione Valentis, numero LXXXIIII. Dico ex ratione, anzichè ex rationario, come spiega le stesse parole il Muratori nelle iscrizioni, che riporterò appresso; perchè mi pare, che debbano spiegarsi per quello, che diciamo noi: di ragione, o per conto, o di pertinenza del tale. E in fatti nella terza delle medesime si legge chiaramente ex ratione. Il numero, che siegue, è forse il numero dei marmi, che spettavano al corrispondente, al quale si spedivano; oppure il numero del marmo relativamente al numero, che ne portava la barca, su cui si caricavano; come si usa ancora al presente per li marmi di Carrara, su cia-