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sull’Architettura, degli Antichi. 9

regole di Vitruvio. Tutto il pavimento di quella fabbrica ha una insensibile pendenza da ambi i lati per facilitare lo scolo delle acque piovane1.

A tutti tre quelli edifizj si sono conservate le due parti inferiori dell’intavolato, cioè il fregio, e l’architrave; ma loro manca la terza parte, ossia la cornice2.

Io parlerò delle proprietà dell’ordine dorico di quelle fabbriche nelle Osservazioni. Le misure della lunghezza, e della larghezza di esse sono state prese sul terzo gradino per cui vi si sale; e il palmo, di cui li è fatto uso, è quello di Napoli, il quale è più grande di quello di Roma3.

Oltre i descritti edifizj v’è stato in primo luogo, quasi nel mezzo della piazza della città, un anfiteatro, di cui veggono ancora le volte di sotto, e dieci ordini di gradini, o sedili. Secondo Antonini, la sua lunghezza è di cento sessantacinque palmi, e di cento venti la larghezza4. Vi si trovano eziandio i vestigj d’un teatro5; e fuor delle mura vi sono tre sepolcri di mattoni.

Quella è la prima descrizione più esatta, che possa darsi delle antichità di Pesto senza far uso di Tavole in rame. Vengo assicurato che a Velia, detta anche Elea dagli antichi6, donde la scuola eleatica de’ filosofi ha preso il nome, situata quindici miglia d’Italia al di là di Pesto, si vedano ancora oggidì gli avanzi considerabili d’antichi edifizj, e di tempj

Tom. III. B mez-


  1. Quella pendenza nasce dai rottami, e terreno caduto nel mezzo della fabbrica. Essendosi scoperto il suolo, ci assicura il Padre Paoli loc. cit. n. 14., che fu trovato il piano con de’ pezzi coperti tuttora di mosaico.
  2. L’Autore qui non si è ricordato di quello, che ha scritto bene avanti pag. 4. Del resto, ciò che rimane a tutti gli edifizj si veda nelle Tavole in fine.
  3. Il palmo romano moderno è di otto pollici, e tre linee e mezza; quello di Napoli è di orto pollici, e sette linee.
  4. Secondo le misure esatte date dal Padre Paoli nella sua Tavola XLIV., la lunghezza è di palmi napolitani duecento diciotto; la larghezza di palmi cento trentadue.
  5. Il luogo, che qui si dice teatro, si ravvisa manifestamente per una gradinata rotonda, per la quale calavasi ad una fontana tenuta così bassa per essere stati i condotti al piano della città.
  6. Vedi Cluverio Italia ant. lib. 4. cap. 3. Tom. iI. pag. 1259.