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posto tutto quello tesoro, non avrà vergogna di stare a fronte a qualunque altro, che esser voglia. Dopo venti anni, che è restato incassato, infagottato, ed ammucchiato in pianterreni oscuri, ed umidi, è finalmente comparso ad dias luminis auras; ma con qualche mina di cose insigni. Le pitture antiche cavate dal palazzo, de’ cesari al monte Palatino in Roma sono svanite affatto dalla muffa1. La maggior parte de’ quadri, ed i migliori sono disposti in venti grandi stanzioni. Le medaglie erano già messe in ordine; ma la libreria co’ famosi mss. Farnesiani sta arrampicata ne’ mezzanini. Il direttore della galleria, del museo, e della biblioteca è uno de’ Somaschi, il Padre della Torre, uomo garbatissimo, e pieno di buon costume, e gentilezza, ma portato ad altri studj. Il suo mestiere è la fisica, che professa nello studio pubblico. Ha, oltre tante cariche, la sopraintendenza alla stamperia reale; ed è difficile ad un sol uomo il provedere a tutto. La gioja de’ quadri è il ritratto di Leone X. a tre figure di Raffaello d’Urbino. V’è a Firenze un altro simile, ma non si fa quale de’ due sia l’originale. Leggasi intorno a ciò il Vasari2. Quell’opera è un non plus ultra dell’arte; ed io scommetto, che nè van Eick, nè quell’altro, l’onore della mia patria, che fa risorgere la pittura declinata3, possono fare un ritratto superiore a quello. Il gran ritratto originale di Paolo III. Farnese, fatto da Tiziano, anch’esso di tre figure, sta accanto a quell’altro, come l’Apollo di Callimaco al Febo d’Omero, e come la Diana dell’Eneide a quella dell’Odissea. Ma non son pittore anch’io; e mi ristringo a quello, che più è di mia portata. Le medaglie sono disposte in venti gran tavoloni coperti d’una stiaccia, o sottil rete di rame. Tutte sono


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  1. Vedi Tom. iI. pag. 58.
  2. Tom. iiI. par. 3. pag. 196., e Gimma Della fis. sott. Tom. iI. lib. 5. cap. 3. art. 6. num. 8. pag. 76.
  3. Mengs, di cui abbiamo parlato qui avanti Tom. I. pag. 58.