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briche di Pesto sono fatte o prima, che gli scultori si accordassero sulla misura di sei piedi, lo che pare poco probabile; o prima, che gli architetti adottassero le proporzioni degli scultori1. Gli architetti antichissimi di Pesto s’accorsero bensì della incongruità delle loro colonne; ma non avendo la misura stabilita, per non farle troppo tozze, secondo che loro dettava il sentimento, e la ragione, le fecero coniche2; e quella forma conica le rende stabili, e se non saranno distrutte con viva forza, resteranno in piedi sino alla fine del mondo. L’abaco, che posa sopra il collarino delle colonne, spunta fuori dall’architrave a sei palmi; e quello concorre a rendere l’aspetto augurio, e sorprendente. I triglifi sono nel fregio, e sul cantone dell’intavolato nella maniera che c’insegna Vitruvio, e che non può spiegarsi, che con un disegno di queste fabbriche3. Dopo di Pesto, lasciate che vi tocchi qualche cosa del grande acquedotto di Caserta. Quello acquedotto gira ventisei miglia. La prima sorgente, chiamata Fizzo, si prende sotto il monte Taburno, dai paesani chiamato Taurino. In quella valle sono le Furcæ Caudinæ, dove furono ristretti i Romani dai Sanniti. Il sito proprio, dove furono ristretti, è presentemente nominato Arpaja. Ivi vicino sono alcuni colli erti, che si chiamano il Campo romano. Appresso vi è una terra, che si chiama Furci: più a basso verso Napoli vi è un luogo chiamato Gaudiello4. Sca-

Tom. III. H h vando


  1. Vedi qui appretto al detto numero II.
  2. Quelle della terza fabbrica hanno l’entasi, come notai qui avanti pag. 13. not. c.
  3. Si vedano in fine di quello Tomo, Tav. iiI. segg. Per li triglifi notai qui avanti p. 45. n. c., che al presente uno solo se ne vede nel piccolo tempio; ma doveano essere in tutte tre le fabbriche secondo la loro forma dorica, e nella forma del supposto tempio della Concordia in Girgenti, di cui vedasi la figura qui appresso Tav. XIX.
  4. Le Forche Caudine furono illustrate l’anno 1778. dal sig. Don Francesco Danieli per mezzo d’una magnifica stampa eseguita in Caserta mercè il munifico genio del signor conte di Wilzek, ambasciatore delle LL. MM. II. in Napoli a quel tempo, ora Maggiorduomo di S. A. R. l’Arciduchessa di Milano. Quivi le Forche Caudine sono precisamente fissate nella valle situata fra Arienzo, ed Arpaja, mentre alle falde del monte, che sovrasta Arpaja, fu già l’antico Caudio.