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rivano a cinque1. Da ciò si può inferire, che l’architettura sia stata ridotta in regole d’arte dopo della scultura. L’architettura del Parthenion d’Atene è poco elegante a paragone del rilievo nel fregio dell’intavolato, di cui ho veduto un disegno esattissimo fatto da Stuart inglese architetto di Greenwich, che vi lavora intorno adesso a Londra2. Parerà un paradosso l’asserire, che l’architettura sia più ideale, che la scultura. Ma io ragiono così. L’architettura non s’è formata sull’imitazione di qualche cosa, che nella natura rassomigliasse ad una casa; ma lo scultore aveva il suo archetipo nella natura perfetto, e determinato. Le regole della proporzione bisogna convenire, che sieno prese dal corpo umano: dunque stabilite dagli fruitori. Questi fecero le statue lunghe sei piedi umani, secondo Vitruvio3; e le misure esatte prese da me vi corrispondono. Huet nell’Huetiana pretende, che il testo di Vitruvio sia scorretto, o sta in qualche dubbio su questo4. Ma altro è lo studio dell’arte, altro è lo studio della critica. Dunque le fab-


bri-


  1. Si veda la descrizione datane dal nostro Autore qui avanti pag. 2. segg., e p. 50., e ciò che noi aggiugneremo qui appresso nella spiegazione delle Tavole in rame al numero iI. e segg. di questo Tomo iiI. Che queste colonne abbiano meno delli sei diametri fissati da Vitruvio all’ordine dorico più antico, non vuol dire, che fossero fatte prima dello stabilimento delle leggi di proporzione; ma che erano d’una proporzione più bassa; essendo le fabbriche in tutte le loro parti ben proporzionate, benché non siano in sè del miglior gusto. Ne’ più antichi tempi dell’arte si cercava prima la sodezza, poi il bello; e quella fu adottata nelle fabbriche, e nelle statue, siccome nella corporatura dell’uomo si stimava la più soda, e forte, come dirò quì appresso.
  2. Vedi qui avanti pag. 11., e il Giornale de’ Letterati stampato in Roma nel 1753. art. 26. pag. 366.
  3. lib. 3. cap. 1.
  4. Anche nel Tom. I. pag. 351. il nostro Autore critica Huet per questo passo di Vitruvio, sebbene un poco diversamente, facendogli dire quel che non ha mai pensato. Volendo esso nel cap. 12. pag. 33. sostenere, che l’uomo nel fisico, e nell’intellettuale sia andato col tempo degradando, porta in esempio l’autorità di Vitruvio intorno alla proporzione del piede umano a tutto il corpo, che era riputata anticamente la sesta parte di esso, ed ora è appena la settima: les proportions méme sont différentes de ce qu’elles étoient. La longueur du pied de l’homme n’est plus la sixième partie de sa hauteur, comme elle étoit du tems de Vitruve; à peine en est elle présentement la septiéme partie. Peut-on aouter que la nature des esprits n’ait suivi celle des corps? argomento, che non proverebbe al più se non che, o il piede si sia impiccolito, o che l’altezza del corpo sia cresciuta. Ma noi diremo, che Huet non ha badato, che gli antichi fissarono la proporzione del piede umano alla sesta parte del corpo, perchè stimarono essere la miglior corporatura la quadrata, e piuttosto larga, anziché la lunga, e smilza, come dicemmo nel Tom. iI. pag.107. n. a. Del resto gli uomini a un di presso sono sempre stati gli stessi almeno da qualche secolo dopo l’universale diluvio.