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di W i n k e l m a n n. | 239 |
so gli antichi; e si sono perciò lasciate scappare di mano le più belle scoperte. Anche le strade dell’antico Ercolano sono lastricate di lava. Il credenzone è stato levato intiero dopo la mia partenza, e trasportato a Portici. Pochi passi di lì proseguendo il lavoro, i cavatori sono arrivati al portone di un giardinetto1, alla di cui entrata stavano due statue di donne in terra cotta, alte cinque palmi, e tre once e mezza di passetto romano, le quali hanno il volto coperto con maschera. L’una era mancante di una mano già anticamente, perchè si sarebbe trovata, essendo sano il resto. Queste sono le prime statue di creta conservate, e stimabili per quello, che rappresentano2. A Stabbia vidi una bella stufa col suo tepidario accanto: ma vi vorrebbe altro, che una lettera per descrivere tutto. Dopo tanti {tenti, rigiri, preghiere, e spese fatte indarno quattro anni fa, mi è riuscito finalmente di vedere le piante delle scavazioni sotterranee fatte con esattezza incredibile dall’ingegnere regio, e sovrastante ai lavori; e ne ho cavati gran lumi, quali piacendo a Dio metterò un giorno alla luce3. Mi sono anche allungato sino a Pesto, della di cui architettura voglio ora parlarvi. I tre tempj, o sieno portici, sono fatti sullo fletto stile, e fabbricati prima dello stabilimento delle leggi di proporzione. La colonna dorica deve essere di sei diametri, e quelle di Pesto non ar-
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- ↑ Le scoperte fatte in Pompeja, e le fabbriche disotterratevi sono state descritte, e date incise in rame dal sig cav. Hamilton, di cui tante volte è stato parlato innanzi, in un tometto in 4. pubblicato in Londra nel 1777. in lingua inglese. Possono vedersi anche varj rami grandi di vedute, pubblicati da Piranesi.
- ↑ Una statua di terra cotta di tutto tondo, alta due piedi, e di eccellente lavoro, rappresentante un Lare domestico, sedente, e vestito dì pelle cagnina, fu scoperta nella campagna di Perugia l’anno 1773., e fu illustrata per le stampe di quella città dal ch. abate Gio. Battista Passeri. Il notabile di quello simulacro argillaceo è, che abbia il nome dell’artefice segnato nella base cosi: C. FVFIVS. FINXIT. Le due statue Pompejane non saranno più sole. [ Si veda Tomo I. pag. 21.
- ↑ Il detto sin qui è scritto alli 19. marzo 1761. Quel che siegue era unito al detto nell’articolo iiI., e in altri.
bone lib. 5. pag. 378. arguivano che avesse arso dai vestigi di abbrustolimento, che si vedevano nelle pietre della montagna; e Vitruvio lib. 2. cap. 6. lo arguiva dalla pomice, e dalla pozzolana, di cui vedasi qui avanti pag. 25. seg.