Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/253


di   W i n k e l m a n n. 235

lone crotoniate1. Arrachione era contemporaneo de’ Pisistrati portati a promuovere le scienze, e le arti, e si potrebbe dimostrare con alcune medaglie, che il disegno de’ Greci s’era già spogliato dell’aria egizia2. Il disegno di Caylus è fatto con quel tocco di franchezza, o di buffonería, che i Francesi chiamano spirito, ed ha fatto traviare in parte l’autore. La statua è fatta a tempo d’Adriano all’uso egizio. Sullo stesso stile è fatto un così detto Idolo di marmo nel Campidoglio, e sotto questo nome viene riportato nel Museo Capitolino3; ed è il vero Antinoo egizio. Ne porterò la prova a suo luogo4. Tali paradossi capitolini faranno un giorno rivoltare gli antiquarj di Roma, che non sanno altro per lo più, che la loro vecchia tradizione. Il signor di Caylus ha sposato pure un errore comune, ed è quello di pigliare tutti i vasi di terra cotta dipinti per Etruschi5. Vi hanno tre vasi coll’iscrizione greca nel museo Mastrilli a Napoli. Scorrendo di nuovo il Tomo II. delle Antichità di Caylus6, vi trovo un vaso


G g 2 scrit-


  1. Pausania lib 8. cap. 40. pag. 682., ove parla di Arrachione, dice, che ottenne tre vittorie; la terra nell’olimpiade liv., per la quale morì; e che gli fu eretta una statua: ma non dice se dopo morte per la tersa vittoria, o se prima per le altre. Dice bensì chiaramente, che la sua positura, e atteggiamento era un indizio della sua antichità. Parla anche della statua di Milone lib. 6. cap. 14. pag. 486. senza dire in che atteggiamento fosse. Neppur credo che possa darci lume Plinio lib. 34. c. 4. sect. 9., ove dice che ai vincitori nei giuochi olimpici solevano erigersi statue anche per una vittoria; ma che se ne riportavano tre, solevano loro ergerli le statue secondo la loro statura, e fisonomia: eorum, qui ter ibi superavissent, ex membris ipsorum similitudine expressa, quas iconicas vocant. Vedi anche Tom. iI. pag. 267. n. b.
  2. Sembra che possa confermare questo sentimento ciò, che narra Policarmo presso Ateneo lib. 15. cap. 6. pag. 675. in fine, di Erostato, che ritornando nell’olimp. xxiii. da Paffo in Cipro a Naucrati sua patria, portò seco una statuetta di Venere dell’altezza d’un palmo, fatta nello stile antico: cum aliquando ad Cypri Paphon navem applicuisset, Veneris imagunculam, magnitudine palmi, operis vetusti, emit, Naucratim ut portaret. Dunque in quella olimpiade era già mutato lo stile antichissimo. La statua d’Arrachione è posteriore di più di trenta olimpiadi, vale a dire più di cento vent’anni, ed era fatta nello stile antico. Chi sa se era il più antico? Oppure se dove fu fatta la statua, non si era corretto ancora? Secondo Plinio, come fu veduto nel Tom. iI. pag. 168. circa l’olimpiade liv. si erano di già resi celebri varj scultori in marmo, e aveano fatte non poche statue di deità, che per li loro attributi non potevano esser fatte all’egizia interizzite colle mani, e piedi stretti, e arrancati alla vita, come Apollo, Diara, Ercole, e Minerva, che fecero Dipeno, e Scillide. Lo stesso diremo dei pittori, che sin dal principio delle olimpiadi fecero opere tanto stimate, come scrive lo stesso Plinio lib 35. cap. 8. sect. 34.
  3. loc. cit. Tav. 75.
  4. Vedi qui avanti Tom. I. pag. 113. §. 10.
  5. Vedi loc. cit. pag. 213. segg.
  6. Antiq. etrusq. pl. 25.