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n’ebbi la prova in contrario in una figura scoperta poco fa in una vigna, la quale era stata esposta un mese all’aria senza essersi alterata dalla prima comparsa, al riferire del capo scavatore. Il colore del fondo si levava stroffinandolo col dito. La conservazione dipende dall’intonaco fatto dagli antichi con più arte, ed industria. Generalmente parlando si hanno dagli antiquari pochi lumi sull’antica pittura; e n’è di ciò una prova il contraffarsi, che si fanno da alcuni impostori, pitture antiche alla giornata. Quando venni a Roma il comune trattenimento degli antiquarj erano alcune pitture scoperte qua, e là, e comprate da’ Gesuiti. Il Padre Contucci custode del museo Kircheriano non me le mostrò, che per usarmi un singoiar atto di finezza1. Fra le altre v’è Epaminonda portato ferito dalla battaglia. La scena è fatta per far orrore. Epaminonda, il quale morì poco più di 40. anni, e in età da farsi amare da due amasj renduti celebri, è dipinto come uno scheletro scombussolato, ed uno spilungone sullo stile di Giotto, ed anche più tetro d’un Cristo morto di Caravaggio. Vien portato da soldati coperti da capo a piè con armatura di ferravecchi all’uso del secolo XIII., e sopra il bracciò d’uno si legge un carattere2 simile a quello aritmetico d’un certo imperadore cinese, a un di presso di questa forma 3. Poi v’è la morte di Virginia, e il padre d’essa ha pure segnato il braccio di simil carattere. Un’altra rappresenta un combattimento con bestie nell’anfiteatro, e l’imperadore, o ’l proconsole sta a


ve-


    ste vecchie pitture a fresco, che si riduce a ricondurre il flogisto sulle ocre metalliche, di cui sono composti i colori a fresco; e le quali essendo fisse, e restando incollate entro la calce, possono coll’andar degli anni perdere il flogisto, che è il principio del colore; ma non restar volatilizzate del tutto.

  1. Si veda Tom. iI. pag. 56. not. a.
  2. Ora non vi si vede più. Sarà forse perito nell’incastrare la pittura nel muro.
  3. Fu questa pittura prodotta dall’abate Antonio Ambrogi per adombrare in parte Pallante portato dai soldati al sepolcro, al verso 505. del lib. X. dell’Eneide, nel Tomo iiI, della sua splendida edizione romana di Virgilio. Tre altre si possono quivi osservare, portate ai suoi luoghi, cioè una festa, o sacrificio pastorale al I. libro delle Georgiche, che l’editore, e versificatore illustra nella prefazione al I. Tomo pag. XXVII.; l’incendio di Troja al principio del libro iI. dell’Eneide; ed Elena nascosta dietro la statua di Minerva allo stesso libro vers. 574.