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rimanente sulla faccia del luogo, posso dare qualche idea senza consultare Giusto Lipsio1, ed altri scrittori, che si sono formati un sistema sui passi degli autori antichi. Nel palazzo di questa villa non si è trovato vestigio alcuno o di cammino, o di stufa, ma bensì un avanzo di carboni in alcune stanze: segno, che le riscaldavano col focone. Ma nel declive della collina, sulla quale stava la villa, era una fabbrica bassa, che serviva per abitazione d’inverno. Sotto terra erano, e sono ancor rimaste alcune camerette, due a


due


    quale era con tre emicicli, dove si stava, ed una volta con una buca tonda in mezzo, dove usciva il fumo, e il fuoco, chiuso intorno di muri di larghezza di piedi otto, e sei lungo, come appare ne! disegno. L’altro vidi a Baja appresso alla piscina mirabile di Nerone, il quale era in un quadro di piedi diecinove per ogni cofta; nel quale erano in mezzo quattro colonne, sopra le quali li posava un epistilio, sopra al quale erano le volte intorno intorno alte da terra piedi dieci, ornate di mirabili storie di stucchi, e figure. In mezzo di quelle colonne era una cupoletta piramidale, dove usciva il fumo, come appare nel disegno. Appresso Civita Vecchia ne ho visto un altro, il quale era in un quadro, quasi della medesima grandezza, fatto in questa. forma: perocchè nelli canti uscivano quattro modiglioni, sulli quali si posavano quattro architravi. Sopra era poi la piramide del cammino, donde usciva il fumo, ed in ogni faccia erano due finestre piccole, ed un emiciclo, dove credo che fosse scultura collocata, alto da terra piedi quattro eccetto che nella faccia della entrata, come appare nel disegno. E questi ho cerchi con gran diligenza, nè ne ho possuti trovare più, nè eziandio credo, che in Italia se ne trovi altrettanti; e non ho mai trovato uomo, che ne abbia avuto notizia; e meravigliomi che nè Vitruvio, nè altro autore d’Architettura non abbia mai fatto menzione alcuna di cammini„.
    Di una forma di cammino, o focolare consimile va probabilmente inteso il lodato Sidonio quando scrive lib. 2. ep. 2. parlando di una villa, o casino di campagna: « cryptoporticu in hyemale triclinium venitur, quod arcuatili camino sæpe ignis animatus pulla fuligine infecit; seppur non va inteso di cammino all’uso nostro. Di questo potrebbe intenderti egualmente un passo dell’imperator Giuliano l’apostata Misopog. oper. s. Cyrilli, Tom. I. pag. 341. C, ove parla dell’uso di riscaldare le stanze a Parigi, allora detto Lutetia, coi cammini: cum igitur in his rebus durior, & agrestior essem, quam unquam antea, nequaquam cubiculum, in quo requiescebam, calefieri patiebar, quo modo illic pleraque domicilia sub caminis calefiunt, cum tamen ad ignis calorem excipiendum esset opportunum. Quod tum quoque accidit ob meam duritiem, atque in meipsum præcipue, ut vere dicam, inhumanitatem, qui me ad illum aerem tolerandum assuefacere volebam, ejus præsidii maxime indigentem. Cumque hyems invalesceret, atque in dies fieret vehementior, ne tum quidem simulis meis permisi, ut domicilium calefacerent; veritus ne humorem, qui in parietibus erat, commovere nt: itaque accensum ignem, & candentes aliquot carbones inferri jussi. L’imperatore qui parla di tubi, che passavano per entro il muro, dal quale temeva, che con quel calore si sprigionasse dell’umidità; e quello mezzo di riscaldare non lo chiama ipocausto, che è il termine greco proprio per significare la stufa; ma bensì cammino semplicemente. Peraltro non farebbe improbabile intenderlo di stufe, benchè non troppo convenienti alla stanza da dormire.

  1. Epist. ad Belg. cent. 3. epist. 76. oper. Tom. iI. pag. 519. seg.