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ce: Καί περιελθὼν προστάττει τὰς ἐν κύκλῳ θυρίδας ἀναληφθῆναι τοῖς ὑάλῳ λευκῇ διαφανέσι παραπλησίως λίθοις Obambulansque jussit circumquaque fenestras obduci (o meglio alzarle, tirandole da giù in su) lapidibus haud minus pellucidis, quam vitro candido1. Ho trovato poi negli estratti miei fatti nel mio eremo a Nothnitz, che le finestre di vetro fossero già in uso nel secolo V. da un passo di s. Girolamo; ma non v’è citato, che il nome solo del santo Padre. Questa notizia è presa dal Tomo I. delle Memorie di Letteratura dell’Accademia reale di Parigi2, scagliata alla cavalleresca senza additare nè Tomo, nè libro3. Bella disinvoltura per chi


si ap-


  1. Con tutta sicurezza era forse stato allegato quello passo probabilmente per le antecedenti edizioni, e traduzioni dell’opera di Filone, nella quale si traduceva malamente in questo modo: obambulansque jussit circumquaque fenestras claudi vitro candido, simili specularibus lapidibus; quando si dovea tradurre come lo traduce Winkelmann: ciò non ostante io direi, che Filone abbia potuto alludere ai vetri, o almeno supporli. E primieramente si noti, che poco prima avea detto, che gli ambasciatori Alessandrini volevano riferire ciò, che aveano veduto di più particolare quando furono introdotti all’imperatore; e fra le altre cose notano questa delle finestre chiuse con pietra di quella qualità, detta specolare, che non era stata forse ancora conosciuta in Alessandria, perchè di fresco era stata posta in uso in Roma, secondo Seneca Epist. 60., e Plinio lib. 36. cap. 22. sect. 45., il quale dice, che la migliore, e la prima si era cavata dalla Spagna, quindi anche da Cipro, dalla Cappadocia, dalla Sicilia, e per ultimo dall’Africa: dopo di questo gli ambasciatori fanno paragone delle sue proprietà con quelle del vetro, dicendo, che era ugualmente trasparente, ma che poi aveva una proprietà assai migliore, di riparar cioè dall’impeto dell’aria, e dal caldo del sole, da cui non ripara il vetro: οἱ τό ... φῶς οὑκ ἐμποδίζουσιν ἄνεμον δὲ εἴργουσι ἢ τὸν ἀφ᾽ ἡλίου φλογμόν quibus lux admittitur, ventus, & solis æstus excluditur. Un tal discorso, e paragone sembra che supponga adoprato il vetro per lo stesso uso alle finestre: il che si rende più probabile riflettendosi, che gli Alessandrini erano eccellenti in far lavori di vetri, come notai nel Tom. I. pag. 153.; e si può dire certo, essendosi trovati i vetri a Pompeja, come si è detto innanzi, città sepolta poco dopo quel tempo. Questo stesso sentimento lo ha poi adottato anche il nostro Autore nelle Osservazioni sull’Architettura date qui avanti, pag. 75.
  2. M. de Vallois De l’origine du verre, & de ses différents usages chez les anciens. Academ. des Inscript. Tom. I. Hist. pag. 113.
  3. Credo che il passo di s. Girolamo sia il seguente, Comment. in Ezech. lib. 12. cap. 41. v. 13. 14. op. Tom. V. col. 501. E., ove parla del tempio di Gerusalemme, e che allegai qui avanti pag. 78. col. 2.: Fenestra quoque erant factæ in modum retis, instar cancellorum: at non speculari lapide, nec vitro, sed lignis interrasilibus, & vermiculatis clauderentur. Winkelmann, dopo avere scritta questa lettera, nelle citate Osservazioni sull’Architettura, pag. 75., e nei Monum. ant. ined. Part. IV. cap. 12. n. 204. pag. 267. allegò un passo di Lattanzio Firmiano, il quale scriveva sul fine del secolo III. dell’era cristiana, De opif. Dei, c. 5.: Manifestius est, mentem esse, quæ per oculos ea, quæ suni opposita transpiciat, quasi per fenestras lucente vitro, aut speculari lapide obductas. Io credo che anche Prudenzio Peristeph. hymn. 12. vers. 53. parli di vetri, siccome avvertì ivi nelle note il P. Chamillard, descrivendo la chiesa di s. Paolo fuor di Roma per la Via Ostiense edificata da Costantino; e di vetri dipinti, o coloriti a varj colori, come furono posti da Papa Leone III. sul fine del secolo VIII. alla basilica Lateranense, al dir d’Anastasio nella sua vita sect. 408. pag. 303. Tom. 1.: fenestras de abside ex vitro diversis coloribus conclusit, atque decoravit. L’eruditissimo prelato monsignor Stefa-