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di W i n k e l m a n n. |
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tengono ai re di Ponto, con un carattere elegante, ma di un disegno, e impronto piucchè barbaro. Ma anche sull’eleganza farebbero da stabilirsi certe regole: per esempio i punti, o globetti all’estremità delle lettere greche cominciano al tempo di Alessandro il Grande, e fanno il carattere meno elegante, che non era prima. Se Dio mi presta la vita, ho destinato di scrivere una Paleografia di medaglie1. Io venero peraltro il gran merito, e la fecondità del fu march. Maffei, che era un uomo da non sbigottirsi punto delle difficoltà, che incontrava spinosissime, e di una fiducia eroica nell’imbarcarsi nella letteratura greca, che non avea che assaporata: di che ho testimonj in voce, e in iscritto. L’uomo non ha che una testa, dice Platone. Ma torniamo al nostro proposito. Il poco comodo, che godo, mi ha fatto smarrire lo sbozzo intorno ai papiri; ma può darsi, che mi venga alle mani per un’altra volta. Vi parlerò ora per tanto del metodo di svolgere i papiri, del che parmi di non avervi più parlato. La machina, fu cui si lavora, è un tavolino fatto a guisa de’ torchi de’ legatori di libri. Questo tavolino va girando fu d’una vite di legno, che gli ferve di piede. E’ composto di due tavole: quella di sotto è il tavolino, su cui si lavora: quella di sopra meno larga, e grossa ha cinque, o sei tagli fatti a foggia di graticola, o per meglio dire di quelle tavolette, che usano i trinari circonforanei, che fanno fettucce sui cantoni delle strade di Roma. Per quelli intagli vanno su tirati fili sottilissimi di seta non torta, avvolti intorno a certi bischeri per allentarli, e tirarli; e quella tavoletta s’alza, e scende per mezzo di due viti di legno. Foderato un pezzo di papiro colla vescica, la quale usano i battitori d’oro2, ma divisa e spartita di nuovo per renderla più morbida, e tagliata in pez-
- ↑ Vedi Tom. I .pag. lxiij. not. a.
- ↑ In Roma almeno l’usano.