Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/213


di   W i n k e l m a n n. 195

te intero, e senza lacune; ma vi mancano ora lettere, ora parole: nè per quello vanno riputati stracci, come da taluno si fa. In materie, come quella della retorica, non sarebbe tanto difficile il supplire. In quattro anni continui non si è potuto far altro, che copiare trentanove colonne del trattato della musica, e nel copiare venti colonne della retorica è scorso un anno, e mezzo. Il P. Antonio Piagi delle Scuole Pie, che fu scrittore latino della biblioteca Vaticana, ha il segreto, e la flemma di svolgere i papiri; indi copia materialmente le lettere, e poi si passa quella copia al canonico Mazochi, che solo ad esclusione degli altri ha l’incombenza dell’interpretazione de’ papiri, ec.



A r t i c o l o   II.


Il papiro egizio pare essere stato non solo al tempo di Filodemo la materia più comune per consegnarvi gli scritti, e per conseguenza meno cara della carta pecora; ma ancora alcuni secoli dopo1. Un codice mss. di s. Agostino pos-


B b 2 sedu-


    colano, dell’edizione tedesca pag. 46., e della traduzione francese, pag. 220., che il non vedersi il taglio alla punta di quello strumento di scrivere poteva credersi provenuto dall’essersi come petrificato. Che del resto gli antichi tagliassero il loro strumento da scrivere, egli lo prova con alcuni epigrammi dell’Antologia, riportati prima di lui, e illustrati da Martorelli lib. 1. c. 8. pag. 193. e pag. 208. segg., e con uno pur di Ausonio Epigr. 7. vers. 40.; e aggiugne, che la forma di esso taglio era cognita per lo stesso strumento, che tiene una delle tre Parche sopra un’urna del palazzo della villa Borghese, che rappresenta la morte di Meleagro. Per tagliare si servivano gli antichi di un temperino d’acciajo, e d’una certa specie di pietra tagliente, o affilata a modo di temperino, come si ha da quegli epigrammi dell’Antologia; e questo temperino di pietra era forse simile a quello, di cui si servivano gli Ebrei per la circoncisione.

  1. Lo fu almeno sino al principio del VI. secolo ai tempi di Cassiodoro, com’esso scrive Var. lib. 11. epist. 38., ove ne descrive la pianta, e la maniera di prepararlo; e dice che erano andati in disuso i libri di tavolette incerate. Dagli altri scrittori, che ho nominati qui avanti pag. 188. si può cavare che fosse ancora usato molto dopo. Il Maffei Istoria diplom. pag. 77. nol vuole usato dopo il secolo IX. Vedi anche Donati Dei Dittici, ec. lib. 1. cap. 1. pag. 10. not. f., il P. a Bennettis Chron. & critica histor. ec. Part. I. Tom. I. prolegom. §. XXXIV. pag. 65., e l’eruditissimo P. Fabricy teologo casanatense . ec. pag. 262. La carta, che usiamo al presente, fatta di stracci di lino, o di canape, ha avuto la sua origine dalla Cina, ove si è fatta, e si fa ancora oggidì colla seta, che vi abbonda. Nell’anno 651. dell’era volgare ne fu introdotto l’uso in Samarcanda nella Persia; e quindi l’anno 706. nella Mecca, sostituendo alla seta il cotone, prodotto ricchissimo del paese. Di là si sparse per l’Africa, e nell’Europa, ove giugneva il dominio arabo. L’abbracciarono i Greci, e per lungo tempo ne conservarono l’uso. Gli Arabi di Spagna adoprarono o da principio il cotone, e col tempo