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e non spunta fuora. Nella cavità si metteva un bastoncello, il quale serviva a volgere, e svolgere i volumi senza toccare il papiro. Tali bastoncelli conservati compariscono nel centro d’alcuni volumi. La canna era dunque sempre nel mezzo d’un volume voltato, e la di lui cavità è secondo ogni apparenza ciò, che dagli antichi si chiama umbilico e la canna essendo visibile da’ due capi d’un volume sarebbe da interpretarli per l’umbilico duplice. Un letterato di Napoli1 pretende, che umbilicus sia l’ornato, o un tal conio in mezzo alla legatura d’un libro quadrato, come appunto comparisce in un tal libro dipinto insieme con altre cose su d’un pezzo di muro2. Ma mi pare di trovare più somiglianza di un umbilico con una canna, che fa l’asse d’un volume. Vi è qualche probabilità, che tanto il principio, quanto il fine d’un volume sia stato attaccato ad una canna, cosicchè a misura che si andava avanzando di leggere da capo, o in fine, si andava avvolgendo il volume intorno alla canna: dico probabilità, perciocché la canna di fuora non s’è conservata in niun volume, l’integumento stesso citeriore avendo sempre patito. Questa congettura è fondata sopra due pitture antiche d’Ercolano, le quali rappresentano volumi voltati da’ due capi, e svoltati, ed aperti in mezzo: bisogna dunque che avessero due canne. Un’altra pittura rappresenta la Musa Clio con un volume in mano, su cui sta scritto il di lei nome, e ritrovato scientifico in greco ΚΛЄΙω ΙСΤΟΡΙΑΝ, avvolto nella stessa maniera, che quelli3; ed oltre di ciò fa vedere al pari di quegli stessi, secondo che suppongo, le due cavità dell’una, e dell’altra canna. Vi s’aggiunge, che l’argomento, o titolo de’ volumi, sta scritto anche alla fine, come


s’è


  1. Martorelli De regia theca calam. parerg. cap. 2. pag. 243.
  2. Ne ho data la figura qui avanti p. 17.
  3. Pitture d’Ercolano, Tom. iI. Tav. 2. Uno simile ne ha una donna in un bassorilievo della villa Albani.