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nes in Egitto, descrittoci da Ateneo1, e senza allontanarci dalla nostra Italia osserviamo qual sorta di abilità avessero in quel tempo i Tirreni. Il secolo V. avanti l’epoca cristiana corrifponde a’ principj della repubblica romana, dopo l’espulsione de’ Tarquinj. Chi non sa a qual perfezione erano giunte allora le arti presso gli Etruschi? e parlando delle sole fabbriche, quante non se ne vedevano già in piedi in tutte le toscane città? Troppo si anderebbe in lungo ad enumerarle. Accenniamo soltanto le due sorprendenti, che gli Etruschi avevano lavorate in Roma, e che erano già in piedi, il tempio di Giove Capitolino, e la Cloaca massima; e diamo un’occhiata a quelle di Pesto, l’età delle quali, per quanto voglia prenderli bassa, sarà sempre di qualche secolo anteriore a questi tempi. Chi può desiderare in esse o maggior sapere per riguardo alla solidità e durata, o miglior intelligenza per rispetto alla disposizione delle parti, o più graziosa invenzione nella forma dell’ovolo, ne’ lavori del collarino, nella fusellatura della colonna? Noi le abbiamo pubblicate, e basta soltanto osservarle per restarne sorpresi ed ammirati. Nè può già dubitarsi, chechè altri ne pensi, che l’impegno di esaltare de’ non conosciuti, ed antichi monumenti, ci abbia fatto alterare in parte alcuna la verità, quando ci protestammo2 di aver fatt’uso di que’ disegni, siano in pianta, come in prospetto, che furono levati sotto la direzione di quel culto illuminato cavaliere, al quale si attribuì il merito e la gloria tutta d’una tal fatica. Questi poi non doveva certamente, nè poteva lavorar meccanicamente da per sè stesso: si prevalse bensì de’ più bravi professori, che di que’ tempi erano in Napoli. Le alzate ed i prospetti furono disegnati


da
  1. Athen. Deipnosoph. lib. 15. cap. 7. pag. 679. Vide ibid. notata.
  2. Dissert. 1. n. 7.