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fossero che di legno, perchè ci avvisa, che que’ popoli lavoravano le capanne con tal sapere e maestria, che in seguito non fecero altro, che trasportare le stesse misure e proporzioni nella pietra per formare le fabbriche loro più magnifiche1. Chi non crederebbe, che l’accurato scrittore avesse trovate dopo due mila e più anni in essere queste capanne di legno, per confrontarle cogli edifizj di pietra? Ma io neppur so comprendere qual elogio sia questo, che intende fare ad una tal nazione con insegnarci, che trasportò essa in pietra quello stesso che aveva per l’addietro lavorato in legno; mentre non intendo come le proporzioni convenienti a questa sorta di lavoro possano a quella in conto alcuno adattarsi, e convenire.

§. 42. Che se questo era il materiale sì debole, e di sì poca durata, che usavasi allora in Grecia, quali saranno stati gli ornamenti, e le grazie architettoniche? Io non trovo nè in Omero, nè in Esiodo, e nemmeno in Pindaro, benchè a quell’età posteriore, nominate o basi, o capitelli, o archi, o fregi, o cosa alcuna, che sappia d’Architettura. Si nominano, è vero, le colonne, ed io torno a ripetere quel tanto, che nel mio Pesto osservai, esser tuttora oscuro, che s’intendesse di nominare col greco termine κίονα kiona; e che al più non significarono che o pilastri, o tronchi di legno2. Osserverò ora di vantaggio, che Pindaro l’usa alcune volte per indicarci in generale una cosa atta a sostenere, o una difesa3, ed altre per ispiegare un puntello, che situato sotto il trave alleggerire il peso ai muri4. Esiodo ne dà un’idea come d’un corpo fisso, al quale potea attaccarsi, e legarsi qualche cosa5, ed in altro luo-


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  1. Le Roy Tom. I. pag. XIII.: Ils disposerent (les Grecs) leurs cabanes avec tant de sasesse, qu’ils en ont toujours conservé la forme même dans leurs temples les plus magnifiques.
  2. Dissert. 3. n. 10.
  3. Olymp. od. 2. v. 146. & od. 8, v. 36.
  4. Pyth. od. 4. vers. 475.
  5. Theogon. vers. 522.