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s u l l’ A r c h i t e t t u r a. 167

siamo conoscere, sono le piramidi, benchè alcuni1 diano la precedenza agli obelischi, cosa che non pregiudica al nostro argomento, dapoichè questi antichissimi obelischi erano sì larghi di base, e così poco alti, secondo la misura, che ne dà il citato Diodoro, che poteano sembrare non meno obelischi, che svelte ed alte piramidi. Erodoto2 vuol le piramidi in piedi mille e più anni avanti Omero. Quelle ebbero il lor principio dal costume di ammontare le pietre allorchè le buttavano o sopra i sepolcri, o in luoghi, de’ quali volevasi conservar la memoria; e le quali situate anche alla rinfusa l’una sopra l’altra, formavano un mucchio con base larga, e che andava ristringendosi in punta. Da questa maniera di sostenersi, che le pietre naturalmente facevano poste l’una sopra l’altra, e situate a scarpa, nacquero le piramidi, come quella, che di Cestio abbiamo qui in Roma, e le quali avevano a un di presso la medesima figura; indi ristringendo più la base, e collegando meglio le pietre, se ne formarono gli obelischi, o guglie. Alcune di quelle nella più remota età erano anche in Tebe, formate d’una sola pietra3. Or qual diversità vi è fra una colonna, ed una guglia? Se prediamo fede ad Apione4, Mosè fece sottentrare le colonne agli obelischi, per misurare coll’ombra loro il corso del sole. Si levino in fatti ad una guglia gli angoli, si mozzi ad una data altezza, ed averemo la colonna antica, larga alla sua base, che si ristringe piramidalmente, e che resta assai rastremata nella cima, come erano le colonne orientali, e come son quelle de’ due tempj di Pesto. Gioverà in prova di ciò il farne il confronto, prendendone un idea dagli anti-


chi


  1. Così può dedursi da quanto scrive Diodoro lib. 2. §. 11. pag. 125.
  2. Hist. lib. 2. cap. 124.. seq.: cioè a’ tempi di Cheope. Vide Mirsh. Can. Chronic. pag. 47. Tab. 1 pag. 18.
  3. Diod. lib. 1. §. 4.6. pag. 55.
  4. Apud Flav. Joseph. Contra Apion. lib. 2. cap. 2.