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giurie dell’aria, e dal furore de’ venti, e dalle insidie degli animali, allorchè erano fra ripari di pietra, cominciarono a far nascere i monti incavati anche in mezzo alle pianure, giacchè tali erano i grandiosi edifizj d’Egitto, e li descrive Erodoto1 montagne di pietre con vacui fra mezzo abitabili. Per ricoprirli si prevalevano delle pietre medesime, onde ne vennero anticamente i tetti piani. Tali certamente erano a’ tempi di Mosè2, e tali si conservarono a’ tempi di Sansone, e ne’ posteriori ancora3. Esiodo parimente volendo descriver la reggia degli Dei dice, che era coperta di grosse pietre4. Erodoto; e Diodoro ne’ luoghi sopracitati ci dicono lo stesso. Parlando il primo del laberinto, e delle piramidi ci assicura, che il tetto era di sasso, nè si vedeva legname di sorta alcuna, e Diodoro ci descrive i travi di pietra in palmi sedici di lunghezza; e così rispetto al laberinto lo vide anche il Gravio, e scrive, che il medesimo aveva un tetto fatto con nove travi di marmo uniti5.

§. 32. Veggo però ancor io non esser credibile, che si cominciasse a fabbricare con tanta magnificenza di materiale, e sebbene alla mancanza delle macchine poterle supplirsi colla quantità della gente, e coll’assiduità del lavoro, non essendo poi alla perfine le macchine, che un risparmio di braccia; nulladimeno è credibile, che non si cominciasse che da quel piccolo lavoro, che potea farsi, ammassando pietre di peso discreto, e legandole col fango; metodo, che usano anche a’ tempi nostri i contadini non per mancanza, ma per economia di calce. Presto però sopravvenne quella a render più stabili, e più durevoli le piccole cos-

  1. lib. 2. c. 148. pag. 176. Vide Diodor., lib. 2. § 10. pag. 124.
  2. Deuter. cap. 22. vers. 8.
  3. Judic. cap. 16. v. 27., Reg. l. 4. c. 23. v. 12., Isaiæ cap. 15. v. 3., cap. 22. v. 1.
  4. Theogon. vers. 778.
  5. Pyramidogr. anglica edit. ann. 1646.

stru-