industre popolo seppe aggiugnere agli artefatti, ma non mai per rispetto al sodo, e fondamentale dell’arte, molto più vecchia del sapere de’ Greci. Io vorrei in fatti, che si distinguesse fra l’Architettura, professione ritrovata per dare all’uomo un’abitazione comoda, stabile, durevole, ed ai suoi diversi bisogni, ed a quelli anche della vita sociale, opportuna; e fra gli ornamenti, l’eleganza, e leggiadria della medesima, per quindi dedurne, che se i Greci inventarono queste aggiunte e bellezze, non per questo inventarono l’essenziale dell’arte. Sarebbe strana cosa, che noi Europei dopo avere abbandonato il semplice, e maestoso vestir degli Orientali, per aver ridotto l’abito nostro a varie altezze, parte corto senza ragione, parte lungo senza comodo; dove stretto per angustiarci, dove largo per non difenderci; con pezzi, che pendono senza saperne il perchè, con giunte soprapposte senza produrre alcun vantaggio; pretendessimo con queste, che son chiamate vaghezze di vestire, d’aver inventata l’arte decente e necessaria di coprir la nudità, e di ripararci dal freddo.
§. 12. Non sono gli ornati quelli, che costituiscono l’utile ed il bello dell’Architettura; sono bensì la stabilità, il durevole, il comodo, ed una ragionata disposizione di parti, che giovi a tutto questo, e corrisponda al bisogno, ed al fine dell’opera. Se i Greci non hanno adunque inventati che gli ornamenti, e per contrario altre nazioni (come i più saggi autori convengono, e sono ancor io per dimostrarvi evidentemente ) hanno dato l’essere, e la vita a questa nobile arte, bisognerà credere, che i due tempj semplici e rozzi, de’ quali si parla, fossero opera di popoli diversi da’ Greci, e che però quanto più si sforza il le Roy a descriver quelle fabbriche basse e tozze, tanto meno giunga a provare che siano greche. Ma prima di continuare