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s u l l’ A r c h i t e t t u r a. 135

re un esame più accurato prima di servirsene per fondamento ad un nuovo sistema. Giudicai ancora, che quando pure sussistessero i medesimi, ed avessero quelle corte proporzioni, che l’autore francese ci riporta, fosse stato necessario fissar l’epoca della loro costruzione, e vedere se fossero anteriori a’ tempi, ne’ quali i Dori fabbricavano colla proporzione indicata da Vitruvio, cioè di sei diametri per colonna, acciò da quest’anteriorità ne potessimo dedurre quell’originaria maniera, che fissa le Roy. E finalmente quando anche si fcssero provati, e riconosciuti per antichissimi, mi rimaneva un altro dubbio, e certamente non disprezzabile, se dovessero attribuirli a’ Dori, ed appartenere a quell’ordine, che da loro prende la sua denominazione.

§. 5. Tutte queste difficoltà, che doveva prevenire e sviluppare lo scrittore, lo che non fece, avanti di fissare un nuovo sistema, e dividerci l’ordine dorico in più ordini, assegnando a ciascheduno diverse età, furon quelle, che mi persuasero di curar poco un’assertiva non sicura in sè stessa, non chiaramente esposta, nè provata, anzi soggetta a molte e considerabili eccezioni. E siccome per metterla nel suo vero aspetto, e molto più per risponderci, e dimostrarla non meritevole d’approvazione, e di sequela, avrei dovuto allontanarmi troppo dal mio argomento, e far una digressione sull’origine dell’Architettura in genere, non opportuna al luogo, e tediosa a’ miei lettori, che le sole antichità di Pesto desideravano di vedere illustrate; così credetti cosa più spedita, e più prudente trarmene fuori con trascurarla, ben ricordevole del detto di Orazio1:

. . . . . . . Ridiculum acri
Fortius & melius magnas plerumque secat res.

§. 6. Che
  1. Satyr. lib. 1. sat. 10. vers. 14.