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126 | O s s e r v a z i o n i |
§. 38. Potrà forse quella corta dissertazione indurre qualche uomo dotto a fare delle ricerche più esatte su i luoghi
stessi |
che nell’ordine dorico si accorda molto bene colle altre parti. Si vede dai frammenti delle colonne, ch’esse erano secondo la descrizione di Diodoro metà colonne, e metà pilastri. Un dei loro capitelli, che ho misurato, ha, compresa la parte del pilastro, sedici palmi in lunghezza, o larghezza, e otto di altezza. I pilastri sono costrutti di pietre quadrate, che hanno nove palmi da ciascun lato, e conseguentemente trentasei palmi di circonferenza; ed ho trovato con mia grande meraviglia, che quei pilastri erano a rilievo, e alla rustica, con un incavo nelle commissure, per cui vi restava un canale largo e profonda un mezzo palmo.
Questo è tutto quello che ho potuto misurare con certezza dei frammenti di questo tempio. Tali misure sono state sufficienti per mettermi in istato di formarmi un’idea della sua grandezza. Vorrei potergli paragonare S. Pietro in Vaticano con tutte le sue proporzioni. Credo certissimamente che esso ha dovuto essere più bello, e più magnifico all’occhio; essendo cosa sicura, che nulla può immaginarsi di più maestoso di questo edifizio. Figuratevi, amico, la grandezza delle colonne; la forma del tempio elegante in sè stessa, molto più bella senza dubbio della croce, che forma s. Pietro; il colpo d’occhio dell’insieme della fabbrica; la solidità di quei pilastri; la bella scultura di cui parla Diodoro, e di cui nulla vi rimane. Considerate tutto questo, e ditemi se non s’inalzerà nella vostra immaginazione una fabbrica più nobile assai di quella di s. Pietro. Secondo la proporzione del triglifo, questo tempio dee aver avuto dal piede della colonna sino alla cima della cornice l’altezza di cento cinquanta palmi„.
Winkelmann in una lettera allo stesso autore di queste osservazioni da Roma in data dei 1. giugno 1767., tra le sue lettere par. I. pag. 251., le loda come quelle, che servono a spiegare l’oscuro passo di Diodoro, e fatte con maggior attenzione di quelle di altri viaggiatori. Io avrei desiderato, che il sig. barone avesse fatta prima qualche più attenta disamina del passo di quello storico, e con quella in mente avesse ricercate le ruine del tempio di Giove. Prima di esporre le nostre riflessioni daremo le parole di Diodoro in latino, come vanno tradotte secondo ciò che si è detto finora: Templorum structura, & ornatus, in primis vero Jovis fanum, magnificentiam illius ætatis hominum ostendit. Cæteræ enim ædes sacræ, vel exustæ sunt, vel funditus deftructæ per crebras urbis expugnationes, Olympio cum prope esset, ut tectum induceretur, bellum impedimento fuit. Ab eo tempore exciso oppido, nunquam postea colophonem ædificiis imponete Agrigentini valuerunt. Fanum illud pedum CCCXL. longitudine porrectum est, ad LX. vero latitudo patet, & ad CXX. altitudo, crepidine tamen excepta, attollitur. Maximum hoc omnium est, qua per insulam habentur, & magnitudine substructionum cum exteris quoque comparari meretur. Nam etiamsi molitio ista ad finem perducta non fuit, pristina tamen deformatio adhuc in conspectu est. Cum enim alii ad parietes usque templa educant, aut columnis ædes complectantar, utriusque structura genus huic fano commune est. Nam una cum parietibus columnæ assurgunt rotundæ extrinsecus, sed quadrata intus forma. Ambitus harum ab exteriori parte XX. pedes habet, tanta strigum amplitudine, ut corpus humanum inserere se apte queat: intrinsecus vero XII. pedes continet. Magnitudo porticuum, & sublimitas stupenda est: in quarum parte orientali Gigantum conflictus est, cælatura, magnitudine, & elegantia operis excellens. Ad occasum Trojæ expugnatio efficta habetur, ubi Heroum unumquemque videre est, ad habitus sui formam elaborate fabricatum.
Io intendo questa descrizione, che la forma del tempio fosse falso-alata, come già notai qui avanti pag. 125. not. a.; cioè che avesse mezze colonne soltanto al di fuori del muro, che veniva a formare, e chiudere la cella, il qual ordine di false, o mezze colonne non avrà girato tutto intorno col muro della cella secondo la regola d’altre fabbriche. Ma oltracciò Diodoro aggiugne, che il tempio avea portici (in vece dei quali il sig. barone, ha letto porte); e questi doveano essere due, uno avanti, e l’altro dietro, poichè Diodoro scrive, che su quello d’avanti, e vuol dire nel timpano, secondo ciò che avvertimmo qui innanzi pag. 93. not. a., v’era egregiamente scolpita la pugna dei Giganti; e nel!’ altro opposto, rivolto agl’occidente, era scolpita la presa di Troja, ove ciascuno degli eroi era rappresentato col proprio suo abito, e carattere. E probabile che questi due portici siano stati formati almeno da un ordine di colonne isolare distanti due intercolonni dal muro della cella, della stessa proporzione delle altre mezze, delle quali soltanto avrà presa la misura Diodoro forse perchè gli riusciva più comodo, e perchè dava insieme la misura del pilastro attaccato ad esse dalla parte interiore della cella, e anco-