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sull’antico tempio di Girgenti. 125

λων ἢ μέχρι τοίχων τοὺς νεὼς οἰκοδομούντων, ἢ κυκλώσει τοὺς οἴκους περιλαμβανόντων. La traduzione latina del primo membro è: cum alii ad parietes usque templa educant. Ma in vece di τούς νεώς dee leggersi τού νεώ..., che poi dee tradursi: cum alii ad parietes usque templi ædificiis fabricandis accederent. Nel secondo membro, Enrico Stefano, e Rodomanno hanno letto in vece di κυκλώσει in circuitu, κίοσι columnis. Wesselingio ha cercato di conservare quelle due parole, e crede che debba leggersi: κύκλῳ κίοσι, ovvero κυκλώσει κιόνων.

§. 37. Io m’attengo qui alla lezione stampata, e il lettore versato nella lingua greca vedrà, senza bisogno di far qui una lunga dissertazione accademica, se questi dotti interpreti abbiano capito il testo, e quale delle spiegazioni sia da preferirsi1. Il traduttor francese ha passato ogni cosa sotto silenzio2.



§. 38. Po-


  1. Quella di Winkelmann è a mio giudizio, falsissima; e non so come mai abbia potuto cadergli in mente. Io dubito, ch’egli non abbia capito nulla di tutto il discorso fondamentale di Diodoro. Le case fabbricate col tratto di tempo senz’ordine, e senza regola accanto al tempio, che aveano a fare colla sua magnificenza, e col sentimento dello storico, che vuol rilevarla col dire, che quel tempio era di una forma nuova, e non usata per altri tempj? Questa novità singolare Diodoro la fa consillere in ciò, che gli altri tempj o erano circondati tutto intorno da un colonnato, ossia portico di colonne isolate, quali sono i tempj della Concordia nella stessa città, di cui si è trattato finora, quelli di Pesto, di Minerva in Atene, quello di Teseo, nominati avanti, e tanti altri; oppure non aveano quel colonnato intorno, ma bensì la pura cella, che restava chiusa da un semplice muro: quello di Giove, dice Diodoro, è di una nuova forma, perchè partecipa di tutte due quelle forme; vale a dire, che il muro della cella era tirato in fuori fino al colonnato, chiudendo gl’intercolonni a mezza colonna; cosicchè restasse della forma descritta da Vitruvio, che ho citato qui innanzi pag. 118. n. a., come dirò meglio nella nota seguente: nel qual caso possiamo congetturare, che questo tempio sia stato il primo di quella forma.
  2. Dopo tutta la relazione del nostro Autore su quello tempio noi aggiugneremo le osservazioni, che vi ha fatte il più volte lodato signor barone Riedesel nella relazione del suo Viaggio in Sicilia, e nella Magna Grecia, diretto allo stesso Winkelmann, nella lettera 1. pag. 46. segg. „ Non trovandosi, dic’egli, giusta la lunghezza, e larghezza del tempio indicata da Diodoro, convien dire che vi sia scorso un errore dell’amanuense. Tutte le altre misure date da lui sono esattissime: le colonne hanno quaranta due palmi di circonferenza, e ogni scanalatura ha due palmi da un angolo all’altro. Ho potuto molto comodamente mettermici dentro, e lo stesso hanno potuto fare altri più pieni di me; cosicchè la descrizione di Diodoro, che è stata creduta generalmente favolosa, è pur troppo vera. Ho procurato di raccogliere fra le rovine quanti pezzi d’Architettura mi è stato possibile di trovare, e numererò qui tutti quelli, de’ quali mi è riuscito prender le misure. Un triglifo ha dodici palmi d’altezza, e otto di larghezza: la cella, per quanto ho potuto giudicarne dalle rovine, avea cento venticinque passi di lunghezza. Cercai tutta la giornata inutilmente un frammento di cornice; ma fui più fortunato nel giorno appresso, che mi riuscì trovarne uno molto danneggiato, il quale avea quattro palmi d’altezza; proporzione,