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122 O s s e r v a z i o n i

§. 31. Siccome io credo aver provato, che le colonne di questo tempio aver non potevano ne più, nè meno dell’altezza di sei diametri1; il tempio di Teseo in Atene, che è il più antico, e che è stato fabbricato subito dopo la battaglia di Maratona2, non può dunque aver avuto colonne, il fusto delle quali fosse di fette diametri, come le fa Pococke egualmente che tutte le colonne degli altri edifizj dorici di Atene3.

§. 32. Il tempio, di cui parliamo, deve essere stato esastilo, vale a dire, che dee aver avute sei colonne di fronte: perocchè sei colonne di dodici piedi di diametro fanno già settantadue piedi; e cinque intercolonnj, ciascuno di tre


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    essere il tempio della Concordia, che è della stessa maniera di fabbricare; e per farlo credere anteriore al tempio di Giove, almeno per qualche tempo, ci possono dar argomento le sue proporzioni più basse, come bene ragiona Winkelmann. È chiaro altresì dal discorso di Diodoro, che gli autori di quelle fabbriche furono i Greci, i quali stavano allora a Girgenti, come anche in altre parti della Sicilia a loro soggette. Si trovano in Italia fabbriche d’una stessissima maniera d’Architettura in ogni cosa; e si ha dal medesimo Diodoro poco prima, e dopo, che allora erano anche soggette ai Greci varie coste di essa. Dato un certo ragguaglio al tempo, che si è potuto impiegare nel fabbricarli, e al tempo, in cui si sono stabiliti i Greci in quelle parti, si vedrà, che queste fabbriche furono fatte appunto circa il tempo, in cui alzava Pericle le sue grandiose fabbriche in Atene, e tra queste alcune anche di ordine dorico della stessa maniera di quelle di Girgenti, e delle altre. In quel tempo la Sicilia stava in pace, come bene osservò il nostro Autore nel Tom. iI. p. 188., e nella maggior floridezza; onde poterono le città greche di quell’isola, e della Magna Grecia emulare nelle fabbriche quel gran capitano d’Atene. Nè farà maraviglia, che tante potessero alzarsene in quelle parti in così breve tempo, che potrebbe credersi di cent’anni; mentre il solo Pericle ne alzò molte di più nel giro di quindici anni; e sappiamo, che per la fertilità di quel terreno credevano le città in breve tempo a tant’auge di ricchezze, e di potenza da fare spavento alle più antiche potenti città di altre regioni, come lo stesso Diodoro al lib. 4. §. 23. pag. 269. narra in particolare della città di Eraclea in quell’isola fondata da Dorico spartano. Si veda qui appresso pag. 127. seg.
    Se queste mie riflessioni sono probabili, e più diffusamente potrei dimostrarle certissime, che diremo di tutto il sistema del nostro Autore in quest’opuscolo, di voler cioè darci un’idea dell’Architettura dei tempi antichissimi, e dopo l’arte di far le capanne, con delle fabbriche, le quali sono circa il tempo di Pericle, e per conseguenza dei migliori tempi dell’arte in Grecia? E quante belle osservazioni, e confronti non potranno ora fare gli artisti, e gli antiquarj fu di esse e per l’arte, e per la storia dell’Architettura se sono di greco lavoro: Si veda anche ciò, che noi diremo qui appresso nell’indice delle Tavole in rame di questo Tomo al numero II., e al numero 13. del precedente.

  1. Vedi qui appresso pag. 127.
  2. Pausania lib. 1. cap. 17. pag. 41., Plutarco in Theseo, in fine, oper. Tom. I. pag. 17. La battaglia fu data nell’olimpiade lxxii. Vedasi il P. Corsini Fasti attici, Tom. iiI. p. 148. segg., e qui avanti Tom. iI. p. 177.
  3. Pococke Description, ec. Tom. iI. par. 2. pi. 69. dà la figura del tempio di Teseo, colle colonne di sette diametri; e pl. 67. dà la figura di quello di Minerva colla proporzione di più di sei diametri non compreso il capitello. Anche lo Sponio Voyage, ec. Tom. iI. liv. 5. pag. 143. Description d’Athéne, dice che le colonne di questo tempio di Minerva hanno quarantadue piedi parigini d’altezza, e diecisette, e mezzo di circonferenza al basso, vale a dire poco meno dei sette diametri; e l’intercolonnio lo fa di sette piedi, e quattro pollici. Alla pag. 189.