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sull’antico tempio di Girgenti. 117

pj a norma del piano di una certa cattedrale protestante, costrutta non ha molto in Germania, dando loro una facciata della sesta parte della loro lunghezza.

§. 22. L’altezza di quello tempio, senza comprendervi gli scalini d’intorno (χωρὶς τοῦ κρηπιδῶματος) era di cento venti piedi. La parola κρηπιδῶμα non è stata intesa dai traduttori, i quali hanno creduto che significhi li fondamenti. Il nuovo traduttor francese ha voluto fare il critico su questo passo; ma non ha fatto che provare la sua ignoranza1. Crede che debba intendersi per la cornice. E perchè? perchè δῶμα significa anche la parte superiore di una casa; il che avrebbe almeno dovuto provare2. Altronde non v’è chi ignori che la cornice non serve a coprire la volta.



§. 23. Le


  1. La nota del signor abate Terrasson, della quale parla Winkelmann, è nei seguenti termini: „ Si legge nel greco χωρίς τοῦ κρηπιδῶματος, che Rodomanno traduce per fundamento tamen excepto. Ma i fondamenti, che non si vedono, non si sono mai fatti entrare nella descrizione di un edifizio. Altronde la parola δῶμα significa la parte superiore di una casa, da cui ci è derivata la parola dòme [cupola]. Onde κρηπιδῶμα dee qui intendersi per la cornice, l’imposta della volta, o del frontone, della di cui altezza non potea darsi la misura, perchè non era fatto.
  2. Non può dubitarti, che δῶμα s’intenda anche per la parte superiore d’una casa. Ne abbiamo tanti esempj singolarmente nelle Sacre Scritture raccolti dal Costantini nel suo lessico greco a quella parola, e ce lo attesta s. Girolamo nel luogo, che citai qui avanti pag. 60. n. a., ove scrive: Δῶμα in orientalibus provinciis ipsum dicitur, quod apud Latinos tectum: in Palæstina enim, & Ægypto... non habent in tectis culmina, sed domata, quæ Romæ vel solaria, vel mœniana vocant, idest plana tecta: ma il signor abate Terrasson dovea riflettere, che doma in quel senso, che si prende di terrazzo in cima alle case, non poteva adattarsi alla parte superiore del tempio, che non era fatta a terrazzo, ma a tetto. Io tengo certissimo col nostro Autore, che κρηπιδῶμα voglia dire il basamento esteriore del tempio, sn cui erano piantate le colonne, e veniva a formare gli scalini; perchè Diodoro nel dire che la fabbrica fu alzata sino al punto che non mancava altro se non il tetto, suppone che fosse fatta la cornice; e che questa vi fosse veramente lo prova il signor barone Riedesel, di cui parleremo appresso, il quale asserisce di averne veduto un pezzo: or se era fatta questa parte, per qual ragione lo storico doveva escluderla nel dar le misure dell’altezza della fabbrica, della quale essa era una parte essenziale, che non può, e non deve escludersi nel dar quelle misure per tutte le regole dell’Architettura? Una difficoltà più giusta si può muovere contro Diodoro, ed è, perchè detragga il basamento soltanto nel misurare l’altezza del tempio, e non già nelle due altre dimensioni della larghezza, e lunghezza: Fanum id pedum CCCLX. longitudine porrectum est, ad LX. vero pedes latitudo patet, & ad CXX. pedes altitudo, crepidine tamen excepta, attollitur. Il basamento non si conta mai, per regola, o al più si dee valutar sempre; e non so che ragione abbia avuto Diodoro di fare il contrario. Κρηπιδῶμα vuol dire il basamento della fabbrica, ma poteva dire questo scrittore soltanto κρηπίς basamento, parola più frequentemente usata in quel senso dagli altri scrittori greci, e fra gli altri da Aristotele, che ho citato qui avanti pag. 99. col. 1., Strabone lib. 17. pag. 1139. B., Giuseppe Flavio Antiq. Jud. l. 3. cap. 6. n. 2., lib. 12. cap. 2. n. 8., Polluce lib. 9. cap. 5. princ. segm. 28., e fra i latini Vitruvio lib. 3. cap 2., lib. 4. cap. 6., lib. j. cap. ult. Si veda qui appresso al §. 37.