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116 | O s s e r v a z i o n i |
nate le une sulle altre, sopra le quali né l’autore delle Antichità della Sicilia, né il suo compagno hanno badato di osservare. Tali ruine occupano uno spazio di terreno coperto d’erba, il quale fa sì ben conoscere il piano del tempio, che in qualche parte si vedono gli scalini, ond’era circondato. Si osserva anche un luogo, ove è stato scavato alla profondità di cinque braccia nei fondamenti.
§. 20. L’estensione di questo sito si accorda alle misure, che Diodoro ha date del tempio, e arriva per lunghezza a trecento quaranta piedi. Secondo la misura inglese è di trecento quarantacinque piedi, perchè il piede inglese è un poco più piccolo del piede greco, come ho detto innanzi. La larghezza dello stesso piano è di cento sessantacinque piedi; il che differisce molto dalla misura di sessanta piedi, che gli assegna Diodoro.
§. 21. Ma se la larghezza di un tempio esser dee la metà della sua lunghezza, e cento settanta essendo la metà di trecento quaranta, la misura della sua larghezza attuale, che non può prenderli tanto esatta sotto le ruine, s’avvicinerebbe di molto a quella dimensione. In conseguenza la misura di sessanta piedi data da Diodoro non può esser giusta, e vi manca sicuramente un centinajo prima del numero sessanta1. La menoma riflessione, che fosse stata fatta sulle dimensioni date dagli antichi ai loro tempj, avrebbe dovuto far dubitare della esattezza del testo greco di quello scrittore2: eppure niuno v’ha pensato sinora. I manoscritti di Diodoro, che ho veduti in Roma, e a Firenze, come quelli eziandio della biblioteca Chigi in Roma, i quali sono i più antichi, si accordano tutti colla lezione stampata. Non dobbiamo figurarci che i Greci abbiano fabbricati i loro tem-
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