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sull’antico tempio di Girgenti. 115

plicità consiste fra le altre cose, in un piccolo risalto, o incurvamento delle parti; e perciò non hanno i nostri tempj nè gusci, nè cimasa convessa; ma tutto vi è fatto in linea quali retta, eccettuato il capitello, che è generalmente ornato di ovoli, e ai tempj di Pesto forma una tazza molto soppressa, ma senza gli ovoli. Sullo stesso gusto sono fatte le più antiche are, e cenotafj1; e da questo possiamo provare la loro remota antichità.

§. 17. Le principali ricerche del P. Pancrazi sono state limitate a ritrovare fra le ruine dell’antica città d’Agrigento il tempio di Giove Olimpico, di cui gli fecero trovare il sito gli ammassi di pietre, e la tradizione del nome conservatasi presso gli abitanti di quei contorni2. Non vi si scorge altro, dic’egli, e non è possibile di formarsi la minima idea della pianta, o dell’area, che occupava quello tempio. Tutto ciò, che potè rinvenire fu un solo triglifo, il quale servì a provare, che era d’ordine dorico; e degli intacchi a modo di ferro di cavallo in qualche pietra, i quali secondo la sua opinione, hanno servito per alzare queste pietre con maggior facilità. Egli cita il passo di Diodoro di Sicilia, che riguarda questo tempio, senza aggiugnervi riflessione alcuna. Neppur Fazelli ne ha detto di più.

§. 18. Secondo Diodoro3 questo tempio di Giove era il più grande di tutti quelli della Sicilia, e poteva essere paragonato per quella parte ai più belli tempj, che si trovassero al mondo. Egli dà la misura della sua lunghezza, larghezza, ed altezza, siccome del diametro delle colonne.

§. 19. Si vede ancora oggidì l’intiero piano dei fondamenti di quello tempio, che sta esposto agli occhi di tutto il mondo; ma per vero dire circondato da ruine ammonto-


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  1. Fabrett. Inscript. cap. 3. num. 637. pag. 239., cap. 10. n. 172. pag. 696.
  2. Vedasi l’opera del P. Pancrazi Tom. iI. par. 2. Tav. 7. pag. 77 - 79.
  3. lib. 13. §. 82. pag. 607.